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Quasi un milione di posti di lavoro in meno. Un dato drammatico. Lo certifica l’Istat. Nel primo trimestre di quest'anno il numero degli occupati è diminuito di 889mila unità rispetto allo stesso periodo di un anno fa (-3,9%).
L’istituto di statistica precisa che il calo coinvolge i dipendenti (-576 mila, -3,2%), soprattutto se a termine, e gli indipendenti (-313 mila, -6%). Il calo interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (-3,8% e -4,2%, rispettivamente).
Rispetto all'ultimo trimestre 2020, il numero di occupati diminuisce di 243 mila unità (-1,1%) con un calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-1,1%) e degli indipendenti (-2,0%) non compensato dalla lieve crescita dei dipendenti a termine (+0,6%).
Cattive notizie anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che, dopo la stabilità dello scorso trimestre, torna ad aumentare nei primi tre mesi del 2021 portandosi al 10,4% (+0,5 punti rispetto al quarto trimestre 2020). Il tasso di inattività, invece, sale al 36,7% (+0,3 punti).
Il numero di disoccupati sale di 103 mila unità rispetto al trimestre precedente e di 240mila unità rispetto al primo trimestre 2020, quello degli inattivi di 15-64 anni di 98 mila unità sul trimestre precedente e di 501mila tendenziale. Il tasso di occupazione 15-64 anni, pari al 56,6%, diminuisce in termini congiunturali e tendenziali (-0,6 e -2,2 punti, rispettivamente). I dati provvisori del mese di aprile segnalano l'aumento congiunturale del tasso di occupazione (+0,1 punti in un mese) e di disoccupazione (+0,3 punti) e il calo di quello di inattività (-0,3 punti).
L’Istat rileva che “si amplia ulteriormente il divario generazionale a sfavore dei più giovani”, sia per quanto riguarda il tasso di occupazione che per i tassi di disoccupazione e inattività. Tra i 15-34enni, infatti, la più marcata diminuzione del tasso di occupazione (-2,8 punti) si accompagna al maggiore aumento del tasso di disoccupazione (+3,0 punti) e di quello di inattività (+1,7 punti). In ogni caso, sebbene con minore intensità, anche tra i 35-49enni e tra gli over 50 al calo del tasso di occupazione (-1,9 e -1,7 punti, rispettivamente) si associa la crescita di quello di disoccupazione (+1,0 e +0,5 punti) e l'aumento del tasso di inattività (+1,2 punti e +1,5 punti rispettivamente).
“I dati Istat di oggi fotografano la reale condizione occupazionale del Paese, confermandone la gravità e smentendo il dibattito insussistente di questi giorni sulla presunta mancanza di ‘voglia di lavorare’”. Ad affermarlo, in una nota, la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti. La dirigente sindacale esprime particolare preoccupazione per la diminuzione, nel primo trimestre 2021 rispetto al trimestre precedente, dei dipendenti a tempo indeterminato: “rapporti di lavoro - sottolinea - che finora avevano invece tenuto per tutta la crisi pandemica”.
“I quasi 900 mila posti di lavoro bruciati in un anno - prosegue Scacchetti - dimostrano con drammaticità che l’Italia non può permettersi e accettare ulteriori risoluzioni dei contratti di lavoro. Per questo, il blocco dei licenziamenti è una necessità, un’urgenza da prorogare fino alla fine di ottobre”.
Inoltre, per la segretaria confederale “sarà prioritario condizionare gli investimenti, che si realizzeranno con le risorse europee, alla crescita occupazione e al superamento dei divari e delle disuguaglianze. Sarebbe inaccettabile - aggiunge - una ripresa economica non accompagnata da una crescita occupazionale, soprattutto per le donne e i giovani. Servirà agevolare i cambiamenti organizzativi e produttivi delle imprese tutelando l'occupazione, in particolare investendo sui contratti di solidarietà, sul fondo nuove competenze che ha urgente bisogno di essere rifinanziato, al di là delle risorse provenienti dall’Europa come il Fondo React-EU, e più in generale sul diritto soggettivo alla formazione”.
“Per invertire la tendenza alla sottoccupazione e al lavoro povero, che da troppo tempo caratterizzano il nostro mercato del lavoro, saranno fondamentali tre leve: l’occupazione di qualità e quindi il contrasto allo sfruttamento e alla precarietà, il rafforzamento delle politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sociali”, conclude la segretaria confederale della Cgil.