Sciopero di otto ore oggi (martedì 3 ottobre) in tutti gli stabilimenti del gruppo Marelli. E presidio a Roma, davanti al ministero delle Imprese, in occasione del primo incontro ufficiale tra azienda e sindacati dopo la decisione del gruppo di chiudere lo stabilimento di Crevalcore (Bologna), con il contestuale licenziamento dei suoi 229 dipendenti.
Il 19 settembre scorso l’azienda di automotive (produzione di componenti per motori endotermici), di proprietà dal 2019 del fondo statunitense Kkr, aveva comunicato la dismissione dell’impianto, con il trasferimento del “reparto plastica” nel sito di Bari e l’esternalizzazione del “reparto alluminio”. Una decisione avversata dai sindacati, che il 22 settembre hanno organizzato un primo sciopero nazionale.
Sono circa duecento i lavoratori giunti a Roma, dove alle 14 è iniziato il tavolo presso il ministero (alla presenza del titolare del dicastero Adolfo Urso) per scongiurare la chiusura. Al tavolo è presente anche l'assessore allo Sviluppo economico della Regione Emilia Romagna Vincenzo Colla. Oltre ai lavoratori provenienti da Crevalcore, sono presenti delegazioni dagli stabilimenti di Bari, Corbetta (Milano), Caivano (Napoli), Orbassano e Venaria Reale (Torino), Sulmona (Aquila), Tolmezzo (Udine), Torino e Melfi (Potenza).
“Marelli ritiri immediatamente la procedura di cessazione dell'attività e apra una trattativa per disegnare una prospettiva industriale che salvaguardi il futuro dei lavoratori di Crevalcore”. A dirlo è il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma: “Siamo l'unico Paese a non avere un piano industriale sull'automotive. Non abbiamo risorse straordinarie da dedicare al settore ed è per questo che siamo qui. La vicenda Crevalcore è paradigmatica del futuro dell'auto: continuiamo a dire che c'è bisogno di un tavolo sull'automotive, ma anche di risorse pubbliche che devono servire a salvaguardare l'occupazione negli stabilimenti”.
De Palma punta il dito in particolare sul fondo Kkr, proprietario di Marelli. “Il governo deve far valere la propria titolarità, perché Kkr è un fondo che vorrebbe acquisire Tim: non è che uno viene in Italia, chiude uno stabilimento da una parte, e contemporaneamente acquisisce uno degli asset più importanti del Paese”, conclude il leader Fiom: “Purtroppo corriamo il rischio di avere, una dietro l'altra, tante Crevalcore. Non possiamo affrontarlo sito per sito, le aziende si devono assumere la propria responsabilità”.