Non è stato un taglio del nastro qualunque quello cui abbiamo assistito la sera del 19 settembre in pieno centro a Roma, due passi da Piazza Argentina, dove la Flai Cgil ha inaugurato, alla presenza del segretario generale della confederazione, Maurizio Landini, la sede della scuola politico-sindacale della Fondazione Metes. La Cgil, come spesso le capita – sempre più spesso negli ultimi anni – segue la sua strada, la via maestra, in direzione ostinata e contraria a chi governa il Paese. E mentre le cronache di questo inizio di anno scolastico ci riportano, un po’ ovunque, i disastri dei tagli che da decenni riducono gli investimenti sull’istruzione, consegnando alle donne e agli uomini del domani istituti sempre più trascurati e fatiscenti e personale docente ridotto all’osso, il Quadrato rosso e la categoria che difende i lavoratori di agricoltura e industria alimentare fanno una scommessa alta, mostrando a tutti con orgoglio una sede, una casa della formazione, una scuola bella, affascinante, curata in ogni dettaglio, incastonata “nel centro del mondo e della storia del mondo”, puntando sulla cultura.
È l’aria che si respira a riempire i polmoni di ossigeno puro. Viene voglia di aprire la mente e mettersi a studiare di fronte a tutti quei quadri restaurati alle pareti, liberati dopo anni di archivio storico. Tra tutte quelle librerie piene di testi preziosi, unici, che presto saranno affiancati dalla ricchezza inestimabile dell'intera biblioteca Flai. Quadri e libri si mescolano ai banchi ordinati e agli schermi pronti a mostrare in aula slide, numeri, filmati, tutto quello che la modernità mette nella disponibilità di chi insegna e di chi impara. All’ingresso sembra quasi abbracciarti una grande bandiera della Federbraccianti, storica anche lei, di quelle di tanti anni fa, con la stoffa dura e spessa, incendiata dal rosso vermiglio della tradizione, al centro il logo ricamato, quei pugni che stringono un fascio di spighe. e una falce, sullo sfondo il trattore, simboli eterni di una visione del mondo.
Lo ha spiegato bene Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil, raggiante per l’occasione. “Proprio perché la formazione è una cosa importante, abbiamo deciso che fosse molto importante curare il luogo nel quale avviene. Un luogo bello, perché la bellezza trasmette forza e spirito di appartenenza. Lo dobbiamo alle lavoratrici e ai lavoratori che con i loro sacrifici, pagando le tessere, hanno reso possibile tutto questo. Non dobbiamo mai dimenticarlo. E a loro di fatto vogliamo restituirlo, aprendo porte e finestre”.
La formazione diventa una leva potente per la Flai Cgil. “Il sindacato e la Sinistra – ha detto Giovanni Mininni – sono stati sconfitti sul piano culturale perché, in questo Paese come in altre parti del mondo, è passata l’idea dell’impresa al centro, anziché delle persone. Io non voglio dimenticare le nostre radici socialiste. Per questo il nostro sogno è che questa scuola diventi una scuola di produzione del pensiero critico. Questo può essere un luogo che favorisce la rinascita dell’intelligenza collettiva, promuovendo l’incontro tra mondo accademico e mondo operaio e bracciantile, affinché parta da qui una contro narrazione che sconfigga la cultura dominante di chi ha vinto”.
Punta in alto la Flai Cgil che, in pieno concerto con la confederazione, sogna un ritorno ai tempi in cui la scuola di Ariccia formava le fila dei dirigenti sindacali e in cui la Sinistra e il sindacato facevano egemonia culturale. Punta in alto con lo sguardo rivolto alla base, le migliaia di delegate e delegati che ogni giorno sono il volto e la forza del sindacato sui campi e nelle fabbriche, “sono il cuore della Cgil”, come li ha definiti il presidente della Fondazione Di Vittorio, Francesco Sinopoli, primo a parlare dopo una breve introduzione di Marco Bermani, presidente della Fondazione Metes, che ha ripercorso con un filo di emozione la strada lunga vent’anni che ha consentito alla Flai di arrivare fino a questa giornata.
“Investire sulla formazione è strategico – ha detto Maurizio Landini concludendo l’evento –. La formazione è essenziale per sostenere il cambiamento della nostra organizzazione e qualificare la contrattazione che resta l’obiettivo di fondo di un sindacato. L’obiettivo non è solo la redistribuzione della ricchezza, ma che le persone possano realizzarsi nel lavoro che fanno. La democrazia e la partecipazione diventano elementi fondamentali per il raggiungimento di questo scopo e la formazione è in grado di fornire alle delegate e ai delegati gli strumenti che servono. Per questo quello della formazione deve essere un lavoro collettivo tra categorie e confederazione”.