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Saranno 500 lavoratori degli stabilimenti Prysmian di Pignataro (Caserta) e Battipaglia (Salerno) a pagare in prima persona le mancate scelte del governo e di Enel. L’azienda italiana di produzione e installazione cavi ha infatti dichiarato 13 settimane di cassa integrazione a zero ore per i dipendenti di Battipaglia, che partirà probabilmente tra il 10 e il 13 ottobre. A Pignataro, invece, l’ammortizzatore sociale è già in corso a rotazione.
Contemporaneamente, non è stato riconfermato il contratto di oltre 70 lavoratori che operavano in regime di somministrazione. Le ricadute saranno pesanti anche per centinaia di lavoratori delle tante aziende dell’indotto, aggravando la situazione di un’area del Mezzogiorno già in difficoltà.
La notizia arriva da una nota congiunta di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che fa seguito alla comunicazione ufficiale da parte di Prysmian, recapitata ai lavoratori giovedì 14 settembre. “La decisione dell’azienda - commenta Elena Petrosino, segretaria nazionale Cgil Filctem - è frutto del combinato disposto delle mancate scelte di politica industriale da parte del governo e di un calo congiunturale del mercato”
Le cause della crisi
“Lo stabilimento di Battipaglia realizza fibra ottica per la rete digitale e ha già da alcuni anni difficoltà di mercato”, si legge nel comunicato dei sindacati: “L’alta qualità della tecnologia prodotta incide sul prezzo finale, superiore a quello degli analoghi prodotti cinesi o indiani che sono però di minor qualità e costo”.
Il problema è però strutturale. “L’Italia è l’unico Paese europeo che non ha stabilito standard qualitativi nei bandi per le commesse legate alla transizione digitale prevista dal Pnrr, che giustificherebbero il costo maggiore della fibra prodotta da Prysmian” denuncia Petrosino: “Questo fa sì che abbiamo un’azienda di eccellenza che però non vende un chilometro di cavo sul suolo nazionale”
Le difficoltà dello stabilimento di Pignataro derivano invece dalle scelte di Enel, cui è destinato il 50% della produzione. “I tagli lineari decisi dall’amministratore delegato Cattaneo -spiega la segretaria nazionale - hanno ripercussioni sulla produzione Prysmian, che si è vista bloccare commesse già acquisite, con la motivazione dei magazzini pieni”.
Il futuro degli stabilimenti
A Pignataro, le assemblee hanno già dato avvio alla cassa integrazione ordinaria, ma l’impatto potrebbe essere minore in questi mesi. Un incendio in uno stabilimento Prysmian in Spagna (in cui nessun lavoratore ha subito danni), infatti, dovrebbe portare al trasferimento della produzione nel sito casertano, compensando il calo di volumi dovuto alle scelte di Enel.
Le prospettive per i lavoratori di Battipaglia sono più cupe. “Sono in corso le assemblee, ma la trattativa sulla cassa integrazione deve ancora cominciare”, ha aggiunto Petrosino: “L’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto economico, cercando soluzioni che evitino lo spegnimento dei macchinari per tre mesi”.
Il tema vero, però, la miopia dell’esecutivo. “Abbiamo le persone, le competenze, le tecnologie e un’azienda che comunque investe, mentre il decisore politico non compie quelle scelte di politica industriale che decidono il futuro prossimo non solo del lavoro, ma anche delle amministrazioni pubbliche”, prosegue la dirigente Filctem: “È una follia, continuiamo a riempirci la bocca di infrastrutture, investimenti e digitalizzazione e poi quando abbiamo le occasioni le vanifichiamo”.
Si attende ora la convocazione di un tavolo presso il ministero delle Imprese, concludono i sindacati, in cui “confrontarsi su politiche industriali, transizioni ambientali e digitali e infrastrutture, affrontando in concreto i temi strategici per il futuro dell’Italia”.