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Giovedì scorso, 14 settembre, la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: la Novem Car Interior Design di Bagnatica chiuderà entro fine anno. A rischio ci sono tutti i 97 dipendenti. Contro questa decisione del Gruppo, che ha sede legale in Lussemburgo, oggi, 18 settembre, sciopero di quattro ore per ciascun turno, con presidio tenuto al mattino all’interno del perimetro aziendale, mentre si svolgeva un confronto tra direzione e sindacati (durato dalle 9 alle 12.30). Nel primo pomeriggio, invece, si è svolta l’assemblea dei lavoratori.
“Oggi la produzione si è fermata in protesta contro una decisione che ci ha colto di sorpresa”, hanno dichiarato Luciana Fratus della Fillea Cgil e Massimo Lamera di Filca Cisl di Bergamo. “In programma avevamo per il 21 settembre un incontro in cui la direzione doveva renderci partecipi delle intenzioni del Gruppo. La notizia terribile è arrivata prima”.
Durante il confronto urgente chiesto e ottenuto con la direzione, sindacati e delegati hanno avanzato tre proposte precise: “Vista la situazione critica, abbiamo chiesto di ricorrere a un periodo di un anno di ammortizzazione sociale, di mettere a punto poi un piano di ricollocazione dei lavoratori e di prevedere contestualmente un congruo e dignitoso incentivo all’esodo, da rimodulare in base all’anzianità dei lavoratori. L’azienda ha da principio chiuso sull’ipotesi di chiedere l’ammortizzatore sociale”, hanno fatto sapere le organizzazioni. “Ha avanzato la proposta di un incentivo all’esodo che per noi non è sufficiente, e alla nostra controproposta dell’ammortizzatore, la direzione si è riservata di analizzare i conti, in vista di un nuovo confronto già fissato per il 27 settembre”.
Nel frattempo le due sigle sindacali hanno proclamato uno stato di agitazione, con un pacchetto di ulteriori 16 ore di sciopero, decise in assemblea, di cui 8 previste per il 27 settembre, e le altre da svolgere prima di questa data su indicazione delle Rsu. “Per garantire la massima tutela ai lavoratori e per accompagnarli nella ricerca di una nuova occupazione per noi è prioritario ricorrere allo strumento dell’ammortizzazione sociale”, hanno concluso i due sindacalisti. “Vogliamo anche un piano di ricollocazione contestuale che aiuti soprattutto i più fragili. Riteniamo la proposta economica aziendale di incentivo inaccettabile, senza il supporto della cassa integrazione”.
La progressiva diminuzione del numero dei dipendenti è in corso da diversi anni: al gennaio 2021 risale l’annuncio del taglio di circa 60 posti di lavoro, che vennero notevolmente ridotti e legati a mobilità volontaria incentivata dopo lo svolgimento di una serie di scioperi. Il taglio era seguito al trasferimento di alcune linee produttive e processi (carteggio-legno, lucidatura, verniciatura, fresatura e iniezione PUR) nello stabilimento di Žalec in Slovenia. Dopo quella fase, in provincia di Bergamo erano rimasti solo i reparti di assemblaggio e spedizione. Ancora prima, nel 2020, alcuni esuberi erano ugualmente stati gestiti con esodo volontario e Cassa integrazione.