“Morire sul lavoro è un oltraggio alla convivenza civile”. Sono le parole usate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a commento della morte dei cinque operai travolti da un treno a Brandizzo mentre erano al lavoro su un binario ferroviario. Parlando a Torre Pellice in una iniziativa in ricordo di Altiero Spinelli, il Capo dello Stato ha sottolineato “quanto sia importante la tutela del lavoro e della sua sicurezza”.

Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso; Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli sono le cinque vittime a Brandizzo la notte tra il 30 e 31 agosto: erano parte di una squadra di sette operai. I due superstiti sono ricoverati in ospedale. Erano dipendenti di una ditta, la Sigifer, che ha vinto l’appalto per la manutenzione della rete ferroviaria. Lavoratori in appalto, dunque.

Le reazioni della Cgil

Cosa sia successo lo accerteranno le inchiesto in corso, certo è che durante gli interventi sui binari i treni non dovrebbero circolare. “Tanta è la rabbia. Da tempo denunciamo il grave tema, mai risolto, delle procedure di sicurezza relative alle fasi di manutenzione della rete ferroviaria”.  Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Troppe tragedie sul lavoro sono determinate dalla volontà di abbassare i sistemi di sicurezza per accelerare i tempi e risparmiare sul lavoro. Negli ultimi anni – ha aggiunto il leader della Confederazione di corso d’Italia - decine di lavoratori hanno già perso la vita in simili eventi. È il momento di dire basta: basta morti sul lavoro, è necessario e non più rinviabile un atto di responsabilità del Governo e delle Istituzioni per cancellare le morti sul lavoro e gli infortuni”. Immediata la convocazione di scioperi dei lavoratori di Rft e diverse le reazioni dei sindacati.

Partirà alle 10,30 dalla piazza della stazione il corteo organizzato da Cgil, Cisl e Uil in memoria dei 5 operai morti nella tragedia di Brandizzo. È annunciata la presenza del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, oltre a quella dei dirigenti territoriali dei sindacati. Il corteo attraverserà la città e raggiungerà la Prefettura, Per oggi è stato proclamato uno sciopero di otto ore in provincia di Vercelli e a livello regionale nelle categorie edili e dei trasporti. 

Un’estate di sangue

La banca data dell’Inail è ferma al 30 giugno. Eppure i mesi di luglio e agosto, nonostante il rallentamento del lavoro per le ferie, sono stati scanditi da incidenti spesso mortali. Secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering nei primi 7 mesi del 2023 i morti sul lavoro sono 559: rispetto allo stesso periodo del 2022 se ne conterebbero in teoria 10 in meno. Ma purtroppo non è così, ad essere diminuiti sono i decessi in itinere, quelli sul luogo di lavoro sono aumentati di ben 18 casi pari a un incremento del 4,4%. Non solo: siccome al 30 giugno le morti denunciate all’Inail erano 450 vuol dire che nel solo mese di luglio se ne registrato 109. A queste, poi, vanno aggiunte le vittime degli incidenti di agosto.

Se in numeri assoluti le regioni con il maggior numero di morti sul lavoro sono la Lombardia (74), il Veneto (40), il Lazio (36) e la Campania (33), diversa è la terribile classifica se si osserva incidenza degli incidenti fatali rapportato al numero di occupati. La maglia nera spetta all’Umbria con il 36,9%, seguono Abruzzo (33,1%), Basilicata (26,5%) e Calabria (24,6%). Come è tristemente noto i settori più “pericolosi” sono la logistica e le costruzioni. Sarà un caso che si tratti proprio di quelli in cui la pratica del subappalto è assai diffusa?

Gli ultimi due giorni del mese

Oltre ai cinque operai edili vittime della carneficina alla stazione di Brandizzo, tra il 30 e il 31 agosto ci sono stati altri, troppi, morti. Antonio Di Lollo, aveva 46 anni e faceva l’imbianchino, il 30 agosto ha urtato accidentalmente i cavi dell’alta tensione ed è rimasto fulminato in un’azienda di Castel di Sangro. Nello stesso giorno Saiyal Sujan, bengalese di 35 anni, è morto dopo quattro giorni di agonia al centro grandi ustionati dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma dove era stato trasportato dopo essere rimasto vittima di un’esplosione a bordo di un peschereccio a Senigallia. Il 31, infine, non ce l'ha fatta Giancarlo Amicabile, stava lavorando sul tetto di un capannone a Ponte San Marco quando è stato investito da una fiammata. Le ustioni erano talmente gravi che in meno di 24 ore ne hanno causato la morte. Aveva 48 anni.

Agosto maledetto

L’elenco completo degli incidenti mortali di questo mese è difficile da comporre, in attesa dei dati ufficiali possiamo – tra gli altri - ricordare Stefano Arnoldo di 39 anni morto in un cantiere edile il 29. Il 28, invece, è rimasto schiacciato dal suo furgone mentre effettuava una consegna Leonardo Ciolini: viveva a Milano è lascia un figlio piccolo. Franco Mazzelli di anni ne aveva solo 18 e voleva diventare direttore di sala nei ristoranti. Nel frattempo lavorava in edilizia nelle Marche e ha perso la vita cadendo da un capannone.

E ancora, Renzo Sciametta, Angelo Devito, Sorin Frentoaei, Maurizio Giordano, Dabo Mahamadou, Vincenzo Di Bisceglie, Antonio Pellegrino, Domenico Del Monaco. Giovanni e Filippo Colavito, asfissiati in una serbatorio, Sami Macukulli, Pasquale Cosenza, Vincenzo Reale, Tiziano Pasquali, Michele Pepe, Emanuele Pisano, Marco Romeo, Vito Farina, Marco Campania.

E poi, lo scorso 17 agosto, due finanzieri sono precipitati in Friuli Venezia Giulia mentre risalivano un costone delle Alpi Giulie. Giulio Alberto Pacchione aveva 28 anni ed era nato a Reggio Emilia, era di Pordenone Lorenzo Paroni e di anni ne aveva 30.

Solo una settimana prima altre tre famiglie hanno pianto i loro cari usciti per andare a lavorare e non più tornati. A perdere la vita Alberto Fontanelli, 44 anni, di Pontedera (Pisa), è precipitato mentre era occupato nella manutenzione delle vasche nel Consorzio Aquarno di Santa Croce sull'Arno. E poi Giancarlo Carulli, responsabile degli operai del Comune di Francavilla al Mare (Chieti). Cinque giorni prima, nonostante avesse già compiuto 64 anni, era in un cestello sopraelevato cercando di riparare un cavo dell'illuminazione pubblica. Della terza vittima non si conosce il nome, era un lavoratore di mezza età – probabilmente di origine indiana - impiegato nella manutenzione del tetto di un capannone di una azienda tessile di proprietà cinese a Castelnuovo del Garda (Verona).

Una strage senza fine, solo che le parole non solo non servono ma risultano quasi insopportabili. A Brandizzo, come negli altri luoghi teatro di incidenti, risulta evidente come pur di massimizzare il profitto si tralascino controlli e protocolli di sicurezza. Lavoratori e lavoratrici sono diventati uno dei fattori della produzione non più vite da preservare. E ad ascoltare alcuni uomini di governo e chi per loro diffonde sui giornali il loro pensiero, sembra quasi, come per le vittime di stupro, che le i morti del lavoro siano colpevoli di quanto gli è capitato. Occorre invece cambiare logica, affermare il valore del lavoro, preservare gli uomini e le donne che lo svolgono, investire in prevenzione.