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Stop al Reddito di cittadinanza, il governo fa cassa con la povertà: la Cgil Toscana ha organizzato stamani, 4 agosto, un presidio di protesta a Firenze davanti alla Prefettura in via Cavour. Al termine dell’iniziativa, partecipata da strutture del sindacato da ogni territorio della regione, una delegazione di sindacalisti è stata ricevuta in Prefettura.
Senza questo strumento universale di contrasto alla povertà, migliaia di persone in difficoltà, anche in Toscana, si ritroveranno senza sostegni. Una scelta iniqua, questa del governo, che si aggiunge ad altre misure contro i più deboli come la flat Tax e il ritorno dei voucher, in assenza di provvedimenti di lotta al caro vita e di aumento dei salari. Nelle sedi Cgil in Toscana si registra un aumento di richieste di informazioni dei percettori, altamente preoccupati. La Cgil non lascerà nessuno da solo: sul sito è stata lanciata una campagna di informazione.
Ha detto al presidio il segretario generale di Cgil Toscana Rossano Rossi: “Denunciamo da mesi che il superamento del Reddito di cittadinanza, con gli strumenti adottati dal governo e la tempistica scelta, avrebbe generato una bomba sociale, ed è quello che sta accadendo. La decisione del governo è grave, tanto più in un momento in cui il caro vita mette in ginocchio il Paese, e spietata, perché si fa cassa con la povertà. Il messaggio dell’Inps inviato a tutti i percettori a cui non è più riconosciuto il sostegno lede la dignità delle persone, si rischia di accendere una miccia fatta di disagio e di forte difficoltà".
Il sindacalista quindi prosegue: "Quello del governo è un atteggiamento di crudeltà e insofferenza verso chi si trova in condizioni di bisogno. Il Governo scarica sui Comuni che sono da soli e senza risorse adeguate, i servizi sociali hanno poche linee guida e soffrono per le carenze di personale. Abbiamo proposto di prorogare il Rdc almeno fino alla fine dell’anno, per mettere il sistema pubblico nelle condizioni di gestire nel migliore dei modi la fase di transizione, pur sapendo che sarà molto complicato. Anche perché c’è un disallineamento dei tempi: l’assegno di inclusione partirà a gennaio e lo strumento di sostegno alla formazione da settembre. Servono subito sostegni a chi è in difficoltà. Basta con le guerre ai poveri, ci attende un percorso di mobilitazioni contro le scelte inique del governo perché cittadini e lavoratori hanno bisogno di risposte di giustizia sociale, a partire dai salari. Il 7 ottobre saremo in piazza a Roma”.