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Tre intere giornate di sciopero, giovedì 22 e venerdì 23 giugno e poi ancora giovedì 6 luglio, delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Nexi, il colosso dei pagamenti elettronici, e che riguarderà tutte le strutture del gruppo: Nexi, Nexi Payments, Service Hub, HelpLine e Siapay. La vertenza nasce dall’acquisizione di Sia da parte di Nexi, generando così di fatto il monopolista dei pagamenti digitali in Italia, e dal peggioramento delle condizioni di lavoro dovuto ai problemi nell’armonizzazione del trattamento delle lavoratrici e dei lavoratori post fusione con il gruppo Sia e dal rinnovo del contratto integrativo aziendale. A promuovere la mobilitazione sono le organizzazioni sindacali Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca e Unisin.
La fusione tra i due gruppi, a gennaio dello scorso anno, ha creato un campione con circa 5 mila dipendenti, con quartier generale a Milano, con problemi di integrazione sul fronte salariale, con notevoli sperequazioni specie sul premio di produzione. Da qui la scelta delle organizzazioni sindacali di varare un pacchetto di 22 ore e mezzo di astensione del lavoro, spalmato lungo tre giorni. Con presidi, per la giornata di giovedì, a Milano presso la sede in corso Sempione e a Roma nei pressi della Cassa depositi e prestiti, azionista del gruppo.
“In azienda si respira un pessimo clima in ragione di un comportamento arrogante da parte del management, espressione dei fondi di Private Equity che governano”, racconta il coordinatore nazionale Nexi della Fisac Cgil, Massimo Pizzi, nel ripercorrere le fasi di sviluppo del gruppo frutto di diverse acquisizioni. Il nodo principale è nella differenza dei contratti integrativi inglobati: “Da una parte abbiamo contratti integrativi più avanzati, come quello ex Sia rispetto a quello ex Nexi, in scadenza a fine anno, e dall’altra l’impegno all’armonizzazione con il rinnovo di un contratto integrativo unico del gruppo".
"Abbiamo però diverse problematiche - prosegue -, a partire dal superare le diversità di trattamento insieme al tema del Vap, il premio di produzione. In Sia è pari al 100% sul bilancio consolidato, in Nexi è all’80% sul budget, cioè da un previsionale, e al 20% sul consolidato. Questo ha determinato il fatto che il gruppo, sebbene cresciuto del 14% nel 2022, abbia erogato un premio inferiore per i dipendenti ex Nexi rispetto a quello per i dipendenti ex Sia. C’è la crescita, ci sono gli attivi, ma c’è anche la spiacevole sorpresa, per i dipendenti ex Nexi, di un Vap che non cresce”.
“C’è un tema dirimente - osserva dal canto suo il segretario nazionale della Fisac Cgil, Riccardo Sanna -, che è quello della intollerabile disparità di trattamento tra dipendenti che lavorano fianco a fianco, ma ce ne è un altro che riguarda la qualità delle relazioni sindacali. Ci troviamo davanti a un management che non ascolta le legittime rivendicazioni di chi ha determinato le condizioni perché il gruppo registrasse risultati economici sensazionali, ovvero le lavoratrici e i lavoratori di Nexi. Una totale chiusura che sta alimentando un clima di forte malcontento. Ed è per queste ragioni che siamo al fianco dei dipendenti del gruppo e sosteniamo le azioni messe in campo perché l’azienda ascolti e instauri finalmente corrette relazioni sindacali”.
Ora l’azienda, in vista del contratto integrativo unico, fa sapere Pizzi, “vorrebbe imporre un premio di risultato come applicato ai dipendenti della ex Nexi, fondato quindi per l’80% sul budget stabilito dall’azienda, decisamente peggiorativo per le lavoratrici e i lavoratori del gruppo, che però non ci stanno e per queste ragioni, insieme ad altre che stanno generando un forte malcontento, sciopereranno”. Braccia incrociate quindi per i circa 5 mila dipendenti per il 22 e il 23 giugno e il 6 luglio, con due manifestazioni previste per giovedì a Roma e a Milano.