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Era giovedì pomeriggio della scorsa settimana quando è arrivato l’ordine di evacuazione. I circa 120 lavoratori e lavoratrici hanno abbandonato lo stabilimento di Cervia della Mayr-Melnhof Packaging Italy. Poi la piena di acqua e fango ha invaso i locali dove sono posti i macchinari. 70 centimetri e tutto si è fermato.
L’azienda
In Emilia Romagna sono due le sedi della multinazionale austriaca, Piacenza e Cervia in provincia di Ravenna. Producono imballaggi in carta per farmaci, le scatolette che contengono medicinali. I clienti sono in quasi tutto il mondo, solo due sono italiani. Lo stabilimento nel ravennate dà lavoro, tra diretto e indiretto, a circa 120 uomini e donne. Da giovedì quelli addetti alla produzione sono a casa: sono tornati a lavorare quelli che si occupano dell'amministrazione, del customer service, del controllo qualità e della gestione. “Mantenere i contanti con i clienti, continuare a seguire le commesse è importante per garantirci il futuro”. A parlare è Davide Calvano, Rsu e Rls aziendale.
Macchine ferme
Le attrezzature che trasformano carta e cartoncino in contenitori sono molto sofisticare e delicate. Al momento sono ancora sott’acqua, per fortuna la stanno drenando e si spera entro un paio di giorni di essere all’asciutto. E poi comincia la fase delicata: “Lo stabilimento è chiuso – aggiunge Calvano – c’è stato un primo sopralluogo dei periti delle assicurazioni e appena sarà possibile aspettiamo l’arrivo dei tecnici, che dovranno dirci se i macchinari possono essere ripristinati o andranno sostituiti”. Per far entrare i tecnici infatti non basta svuotare dall’acqua, occorre liberare gli ingressi dal fango che al momento rende difficile l’accesso in fabbrica. Si spera di riuscire a entrare in sicurezza nei locali all’inizio della prossima settimana.
Lo spettro di un lungo stop
La questione è proprio quanto ci vorrà per far ripartire la produzione. Si potrà riparare e riavviare le macchine o andranno sostituite? Questa è la preoccupazione maggiore perché, come spiega il delegato sindacale: “Le nostre sono attrezzature particolari, non si trovano in pronta consegna, alcune macchine per la stampa, ordinate oggi, per vederle in stabilimento pronte a operare potrebbe volerci anche un anno. Speriamo di non doverle sostituire”.
Le commesse da non perdere
L’unica strada per poter ripartire a pieno regime, appena ci saranno le condizioni, è mantenere all’interno della sede di Cervia clienti e commesse. Su richiesta dei lavoratori e delle lavoratrici, il management dello stabilimento in provincia di Ravenna si è battuto, e ci è riuscito, per non spostare in altre sedi, e in altri paesi, le commesse di Cervia. Sottolinea Calvano: “Commesse, fatturazioni, rapporti con i clienti rimangono in capo a noi – è per questo che l’amministrazione sta lavorando –, abbiamo consentito che solo alcuni lotti urgenti di qualche commessa. Che comunque rimane a noi, venissero spostati, ovviamente con l’accordo del committente. Ma il cliente e la commessa e la sua gestione restano nostri. Solo così possiamo garantirci il futuro”. Insomma la posizione espressa dalle organizzazioni sindacali nell’incontro – che ovviamente si è svolto da remoto – di non cedere sulle commesse così da poter ripartire il prima possibile, è stata accolta e sostenuta dai manager locali. “Sono stati molto bravi – aggiunge – e sono stati con noi nel individuare le strategie per far sì che quando ripartiremo il bilancio non sia troppo in passivo”.
Lavoratori e lavoratrici?
Costretti a casa ci si interroga su cosa sarà dello stipendio. Intanto il Consiglio dei ministri ha varato un primo provvedimento che destina 580 milioni per la cassa integrazione in deroga per 90 giorni. “Stiamo cercando di capire quale strumento sia meglio utilizzare, se la cassa straordinaria o quella ordinaria. Ovviamente quando verrà attivata sarà retroattiva. Nel frattempo Casa madre ci ha fatto sapere che comunque salari e stipendi di maggio saranno completi. Bene, ma io sono uno molto concreto, per dirmi soddisfatto aspetto la busta paga”.