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Il primo incontro sui licenziamenti non è andato bene. Il vertice tra sindacati e Sk Hynix sui 39 esuberi chiesti dalla multinazionale coreana si è tenuto mercoledì 12 aprile. A fine marzo la società (che nel 2022 ha registrato un fatturato di 34 miliardi di dollari e un utile netto di 1,7 miliardi di dollari) ha comunicato la messa in liquidazione e la chiusura del centro di ricerca e sviluppo italiano ed europeo di Agrate Brianza (Monza).
Nel vertice il secondo produttore mondiale di chip per memorie e sesto di semiconduttori ha ribadito la propria posizione, confermando l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per i 39 lavoratori, in prevalenza ingegneri elettronici attivi nel settore delle memorie “nand” (un tipo di memoria non volatile, ampiamente utilizzata nei dispositivi elettronici di maggiore consumo).
Alla base della decisione ci sarebbe “il divario tecnologico tra la società italiana e la casa madre coreana, nonché l'impercorribilità di un trasferimento di tecnologia determinato dalla necessità d'ingenti investimenti e dai divieti della normativa nazionale coreana”.
Motivazioni avversate e smentite dai sindacati, che le reputano “inconsistenti, non oggettive e non coerenti con la situazione aziendale”. Da qui l’avvio della mobilitazione, con la proclamazione dello sciopero per martedì 18 aprile (a partire dalle ore 14 e fino al termine dell’orario di lavoro), con presidio davanti alla sede della Provincia di Monza e Brianza in concomitanza con l’incontro con le istituzioni. Un nuovo vertice con l’azienda, invece, è stato fissato per mercoledì 26 aprile.
La posizione della Filcams Cgil
“Le attività di ricerca e sviluppo svolte in Brianza hanno sempre raggiunto gli obiettivi, anche nel 2022”, commenta il segretario generale Filcams Cgil Monza e Brianza Matteo Moretti, rilevando che “sono state anche riconosciute dalla casa madre delle onorificenze ai ricercatori italiani per l’eccezionale contributo al successo della compagnia coreana”.
Il dirigente sindacale evidenzia che “in contraddizione con quanto dichiarato dall’azienda, non risulta alcun divario tecnologico tra la casa madre coreana e l’unico centro di ricerca italiano ed europeo di Sk Hynix, perché le professionalità e le competenze disponibili dei lavoratori sarebbero pienamente funzionali a sviluppare nuovi prodotti nand”.
Ma la “smentita” sindacale non finisce qui. “Contrariamente a quanto affermato, non risultano necessari investimenti produttivi”, prosegue Moretti, sottolineando che “gli adeguamenti dei macchinari di laboratorio e dei livelli di sicurezza aziendale, sempre effettuati in questi anni in linea con le previsioni delle normative del governo coreano, ci risultano essere stati interrotti proprio in questi mesi, semmai in conseguenza della decisione di chiudere, e pertanto non ne possono essere la causa”.
Moretti osserva che “sono stati citati divieti regolamentari della normativa coreana all’esportazione della tecnologia nand, legati all’Industrial technology protection act, che prevede la necessità di autorizzazione del governo coreano all’esportazione di tecnologia al di sopra di un certo livello. Nei fatti, però, l’ultimo trasferimento di tecnologia in Italia è successivo all’aggiornamento delle tecnologie sottoposte a obbligo di autorizzazione”.
La Filcams Cgil esprime “forte preoccupazione per le scelte di protezionismo in un settore strategico come quello dei semiconduttori e delle memorie, che potrebbe preludere ad altre operazioni di questa natura con impatti su competenze e livelli occupazionali”. Preoccupazioni, conclude il segretario generale, che sono avvalorate dal fatto che “l’alleanza in essere proprio nel settore delle memorie nand tra Sk Hynix e Intel determinerà la cessione di tutte le attività all’azienda coreana nel 2025, incluso il centro di ricerca e sviluppo di Roma”.