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Sciopero martedì 4 aprile alla Bff Bank, lo stop è per l'intera giornata. Prevista anche una manifestazione a Roma, di fronte alla sede della Banca d'Italia (in via Nazionale). A motivare la protesta, l'esito fortemente negativo della trattativa sui 28 licenziamenti collettivi dichiarati dall'istituto di credito.
L’incontro tra azienda e sindacati, avvenuto il 21 marzo scorso, non ha registrato passi avanti. Anzi, il negoziato si è trasformato in un "muro contro muro", alimentando la tensione fra le parti. La banca, che conta 545 dipendenti, aveva dapprima dichiarato 49 esuberi, successivamente ridotti a 28, senza però fare marcia indietro sui licenziamenti.
Chi è Bff Bank
Banca FarmaFactoring è un operatore di finanza specializzata, il più grande in Italia e fra i più importanti in Europa, che si occupa di gestione e smobilizzo pro soluto di crediti commerciali vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, nei securities services e nei servizi di pagamento. Fondata nel 1985 da un gruppo di aziende farmaceutiche per rispondere alle loro esigenze di gestione e incasso dei crediti verso il sistema sanitario, oggi è attivo in Italia e in altri otto Paesi europei. Tra il 2010 e il 2013 Bff ha esteso la sua offerta a tutti i fornitori di enti pubblici, mentre nel 2015 si è trasformato in banca, quotandosi due anni dopo alla Borsa di Milano.
“Nel 2022 abbiamo registrato una crescita a doppia cifra degli utili di gruppo", ha dichiarato il 9 febbraio scorso l'amministratore delegato Massimiliano Belingheri. Nel 2022, infatti, la banca ha realizzato 232 milioni di euro di "utile netto contabile" (+17,6% rispetto all'anno precedente) e 146 milioni di "utile netto rettificato" (+16,6%), registrando anche una forte crescita del "portafoglio crediti", pari a 5,4 miliardi (+45%, nuovo massimo storico).
La posizione dei sindacati
“Nonostante la nostra volontà di raggiungere un accordo di reciproca soddisfazione, ci siamo trovati di fronte alla ferma opposizione della banca, che ha bocciato quasi integralmente le nostre nuove proposte migliorative”, rilevano in una nota congiunta Fisac Cgil, Fabi, First Cisl e Unisin.
"La bozza di accordo finale proposta da Bff Bank sembrerebbe apparentemente accogliere le istanze più volte rappresentate, ma di fatto la formulazione utilizzata ne impedisce la reale applicazione, risultando discriminatoria e lasciando l’insindacabile giudizio alla banca stessa", continuano le quattro sigle: "Fatto ancora più grave, tale bozza di accordo risulta ancora una volta, in determinate condizioni, addirittura peggiorativa rispetto alle bozze precedenti fornite dalla banca”.
I sindacati annunciano che “la trattativa ora proseguirà con il coinvolgimento dei tavoli istituzionali, che la banca si era già comunque premurata di coinvolgere prima dell’ultimo incontro, per i quali siamo in attesa di convocazione. La grave situazione c'impone di chiamare i lavoratori alla mobilitazione, per supportare l’azione sindacale”.
La storia della vertenza
La situazione naufraga nei primi giorni di gennaio, quando Bff Bank ribadisce ai sindacati di "non voler derogare in alcun modo - ricordano Fisac, Fabi, First e Unisin - dai princìpi alla base della riorganizzazione preventivata, annunciando la non ricollocabilità interna dei lavoratori coinvolti, con la ferma volontà di aprire un fondo di sostegno al reddito che consentirebbe l’accesso, per perimetro e durata, solo per pochissimi dipendenti".
Tra le altre finalità, l'istituto prevede "anche importi d'incentivo all’esodo del tutto insufficienti a garantire una significativa adesione". In ultima istanza, ma molto rilevante, la dichiarazione "della banca che, qualora il numero delle uscite volontarie fosse risultato insufficiente a coprire il numero degli esuberi dichiarati, si sarebbe avviato comunque, a inizio febbraio, il licenziamento collettivo". Promessa, quest’ultima, puntualmente mantenuta.