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Adesso Fisac Cgil, First Cisl e Fabi attendono l'incontro fissato per il 29 marzo con la Regione Friuli Venezia Giulia, dopo che il primo 'faccia a faccia' di giovedì 23 marzo a Tavagnacco (Udine) fra la proprietà della Aquileia capital services (Acs) e le organizzazioni sindacali si è risolto in un nulla di fatto.
L'amministratore delegato di Acs, Danilo Augugliaro, si è limitato a motivare i 52 esuberi annunciati il 10 marzo scorso (su un totale di 134 addetti) con l'esigenza di ridurre il costo del personale per garantire la sostenibilità dell'azienda, specializzata nel trattamento di crediti deteriorati, che fa capo al fondo americano Bain capital credit.
Una versione che non ha convinto i sindacati, anzitutto per la scelta di penalizzare solo la sede di Tavagnacco senza coinvolgere anche gli uffici di Roma e Milano. In secondo luogo, per la decisione di aver assunto nuovi dirigenti, nei primi mesi di quest'anno, che pesano sui bilanci della società in modo più marcato rispetto ai dipendenti ordinari. Terzo punto, il rischio che le persone licenziate vengano sostituite da servizi esternalizzati.
"Nelle prossime settimane approfondiremo con un pool di legali la legittimità della procedura di licenziamento, anche a fronte delle nuove informazioni emerse nel corso dell'incontro", spiegano Fisac Cgil, First Cisl e Fabi: "Sarà decisivo il confronto del 29 marzo a Trieste con l'assessora regionale al Lavoro Alessia Rosolen, al fine di coinvolgere le istituzioni in merito alle scelte aziendali che impatteranno in modo rilevante sull'occupazione e sul futuro di 52 famiglie".
Nel frattempo, Fabi, First e Fisac hanno già calendarizzato un secondo 'rendez vous' con i vertici di Acs per il 31 marzo. L'obiettivo dei sindacati è far passare i primi cinquanta giorni di contrattazione, previsti dalla legge, per consentire, nei 45 giorni successivi, il coinvolgimento diretto nei tavoli delle istituzioni. "Una presenza, quella della Regione in particolare, che potrà dare maggiore forza a chi rappresenta i lavoratori", assicurano i sindacati.
Per ora, quindi, le nubi sopra la società nata dalle ceneri di Hypo leasing non si diradano, anzi, restano minacciose. "I fondi speculativi internazionali stanno contaminando l'economia sana del nostro territorio. E questo non possiamo accettarlo", hanno ribadito i rappresentanti sindacali. Il sospetto delle parti in causa è che quanto sta succedendo a Tavagnacco non sia altro che un'azione speculativa del fondo americano che detiene la proprietà di Acs, il quale, nonostante abbia profitti milionari, sia alla ricerca di una strada per risparmiare sulle risorse umane, licenziando i dipendenti e affidando le stesse mansioni a operatori esterni.
Come si ricorderà, per i lavoratori di Aquileia capital service (Acs) la procedura di riorganizzazione avviata dalla società, accompagnata dall'esubero dei 52 dipendenti, è stato come un fulmine a ciel sereno. Il piano prevede che alcuni uffici di quella sede saranno del tutto smantellati, ad esempio quello legale, quello tecnico e l'information technology. Le persone saranno mandate a casa con la motivazione che i servizi vanno esternalizzati.
"Le spese sono aumentate, così come il numero di dirigenti, pari a circa il 20% rispetto alla forza lavoro complessiva", concludono il segretario Fisac Cgil Udine Andrea Rigonat e il segretario generale Cgil Udine Emiliano Giarenghi: "Alla fine siamo arrivati a questo punto, con la comunicazione due settimane fa della procedura di licenziamento collettivo per 52 persone, tutte piuttosto giovani e decisamente lontane dall'età pensionabile".