In Italia se sei un lavoratore parasubordinato, hai un salario basso: 21.800 euro lordi all’anno in media, meno di un impiegato nel settore privato (21.900 euro) e ancora meno della media nazionale (29.700 euro). Una cifra che non regge il confronto con i tedeschi, che hanno un salario di 43.700 euro, e con i francesi, che portano a casa 40.100 mila euro.
Stiamo parlando di un esercito di 1 milione e 430 mila persone, tra collaboratori e professionisti, quasi tutti precari, che rispetto al periodo prepandemia ha visto infoltire la schiera di 80.300 unità.
“Servendoci dei dati della gestione separata dell’Inps, abbiamo analizzato due sottoinsiemi – spiega Nicolò Giangrande, della Fondazione Di Vittorio che ha realizzato la ricerca per il Nidil Cgil -: i professionisti esclusivi e i collaboratori esclusivi a progetto, coordinati e continuativi e presso la pubblica amministrazione (cosiddetti Pro.Co.Pa), che rappresentano oltre mezzo milione di lavoratori. Dalla ricerca è emerso che i loro redditi sono ancora più bassi della media dei parasubordinati: 15.800 euro per la prima categoria, 8.500 per la seconda”.
Rientra nella classe di reddito fino a 10 mila euro il 74,2% dei collaboratori esclusivi Pro.Co.Pa., che peraltro hanno un solo committente nel 91%dei casi, e il 50,3 dei professionisti esclusivi. I redditi scendono ulteriormente se il lavoratore è giovane, è donna o rientra in entrambi i gruppi.
La fragilità di queste persone si ripercuote poi direttamente sulla possibilità di avere una pensione, un giorno. “Le conseguenze previdenziali sono evidenti – aggiunge Giangrande -: non tutti i lavoratori riescono in un anno di lavoro a totalizzare 12 mesi di contributi. Tra i professionisti esclusivi, solo il 33,9% ha un anno intero, tra i collaboratori Pro.Co.Pa. solo il 14,9%. Tutti gli altri cumulano meno mensilità”.