PHOTO
Dagli edili Cgil arriva l’apprezzamento per la proposta del Governo in materia di superbonus, come spiega Alessandro Genovesi “è di buon senso limitare la responsabilità dei crediti esclusivamente per quelle imprese e quei proprietari che si sono viste cambiare le regole sulla cessione in corso d’opera ma serve urgentemente una riforma complessiva degli incentivi per l’edilizia privata.”
Per il numero uno della Fillea Cgil “è stato giusto mettere regole più severe sulle cessioni, introdurre la tracciabilità dei cantieri, subordinare gli incentivi per ristrutturazioni, facciate e 110% al rispetto dei contratti collettivi edili, e quindi dell’iscrizione in Cassa edile. Questo però – continua – non può penalizzare tutti quei lavori, quelle imprese e quei lavoratori che hanno agito nel precedente regime di una cessione dei crediti e che, ora, si trovano in crisi di liquidità mettendo a rischio quasi trentamila posti di lavoro”.
Per la Fillea serve poi una “riforma complessiva dei diversi incentivi per ristrutturazioni, efficienza energetica, anti sismico, abbattimento delle barriere architettoniche, ecc. che dia certezza per i prossimi anni a cittadini, imprese e lavoratori. Rimane fondamentale infatti continuare a sostenere il risparmio energetico e la messa in sicurezza del patrimonio pubblico e privato. Più del 30% di tutte le emissioni di c02 dipende da case e immobili vecchi, energivori, poco salubri. Inoltre 3 immobili su 4 si trovano in zone ad alto rischio sismico e idrogeologico. Su questo gli obiettivi fissati dall’Agenda Onu e dall’Ue sono chiari e vanno raggiunti”.
Per evitare gli errori del passato però, Genovesi lancia la proposta di “lavorare a una sorta di Testo Unico sugli incentivi edili, che a nostro parere dovrebbe fondarsi su alcuni principi: prima di tutto si devono differenziare le percentuali in base al salto di classe energetica o di messa in sicurezza, partendo da un 50% fino al 80% come per esempio previsto in altri Paesi dell’Ue. Poi occorrerà differenziare la percentuale tra edilizia pubblica ed edilizia privata, nonché favorire i condomini rispetto alle unifamiliari o bifamiliari, magari concedendo oltre che incentivi differenziati anche tempi di realizzazione diversi (intervenire sui grandi condomini delle periferie urbane è tecnicamente più complesso). Infine la cessione del credito (anche del 90% o del 100%) deve valere esclusivamente per i redditi più bassi, per chi non ha liquidità o è addirittura incapiente, anche perché sono le fasce più povere, spesso giovani e anziani, a vivere nelle case più vecchie e più energivore” conclude Genovesi.