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“Anche questa è una guerra, dove le vittime sono da una parte sola”. È con queste parole di profonda amarezza che i segretari generali milanesi Roberta Turi (Fiom Cgil), Marco Giglio (Fim Cisl) e Vittorio Sarti (Uilm Uil) hanno annunciato due ore di sciopero per martedì 3 maggio in tutte le fabbriche metalmeccaniche per protestare contro la morte dell’operaio Rosario Frisina, avvenuta venerdì 29 aprile a Gorgonzola.
L’uomo, 58 anni, sposato con due figli, è rimasto intrappolato in un tornio industriale, macchinario di cui era responsabile. L’incidente è avvenuto alle 11 del mattino presso l’Elettromeccanica Bonato, azienda di riparazione e revisione di motori elettrici. Secondo la prima ricostruzione, i vestiti della vittima sarebbero rimasti impigliati nel tornio, che lo avrebbe così trascinato all’interno degli ingranaggi.
“Saranno gli organi preposti – affermano i sindacati – a stabilire cosa è accaduto, ma una cosa la possiamo dire senza aspettare i risultati dell’inchiesta: se un lavoratore muore intrappolato e schiacciato da un tornio vuol dire che le misure di sicurezza non sono adeguate. Le aziende non possono essere trincee e le persone che lavorano non sono vittime sacrificabili”.
Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil rilevano che i dati presentati in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro “sono da incubo”: nel periodo gennaio-marzo in Lombardia le denunce d'infortunio sul lavoro sono state 38.154, in aumento del 59,6% rispetto i primi tre mesi del 2021. Le vittime sul lavoro sono state 35, in aumento del 29,6% (pari a otto decessi in più) rispetto al medesimo trimestre dell’anno scorso.
“La situazione sta peggiorando: nelle aziende metalmeccaniche negli ultimi mesi si lavora spesso a singhiozzo, a causa dei problemi di approvvigionamento dei materiali”, argomentano Turi, Giglio e Sarti, rimarcando che “quando l’attività riprende le aziende richiedono lavoro straordinario e un’intensificazione dei ritmi produttivi”.
Tutto ciò, concludono i segretari milanesi dei metalmeccanici, comporta “un abbassamento della guardia rispetto alla sicurezza. I dati parlano chiaro, gli infortuni sono in aumento. È inaccettabile, non possiamo restare a guardare”. Da qui la richiesta ad Assolombarda di un incontro urgente, anche per “fare il punto sull’applicazione delle nuove norme sulla salute e sicurezza previste dal ccnl, che ci risultano scarsamente applicate nelle varie realtà aziendali”.