PHOTO
Un’assemblea generale organizzativa che parte dal contesto nel quale ci troviamo, un mondo del lavoro fatto da cicli produttivi frammentati e una società disarticolata. Queste le premesse da cui prende avvio l’assise della categoria che rappresenta gli atipici, il Nidil Cgil, in programma il 25 e 26 gennaio a Firenze alla Limonaia, in vista dell'assemblea della confederazione. “È proprio questa la sfida: essere un soggetto di ricomposizione nei luoghi di lavoro e nella società – afferma il segretario generale Andrea Borghesi -, per mettere al centro il lavoro come diritto di cittadinanza e mezzo attraverso il quale passa il benessere delle persone”.
Quali scelte siete chiamati a fare per consentire di attuare questa ricomposizione?
In un’ottica confederale, ricomposizione significa contrattazione inclusiva, ricomporre ciò che è estremamente frammentato. Da quanto è emerso dalle discussioni, diventa centrale il ruolo del coordinamento delle rappresentanze sindacali a livello aziendale, di sito e di filiera, privilegiando la loro elezione, con l’indicazione democratica e partecipata in caso di Rsa e agendo in via sostitutiva come federazioni di categoria dove non sia possibile o presente la rappresentanza. Bisogna inoltre provare a realizzare attorno alle persone che vivono condizioni di particolari fragilità, perché hanno contratti a tempo determinato, un terreno e un luogo di un’azione politico-sindacale dentro la confederazione sostenuta da attività qualificate di servizio nel territorio, in cui il Sol Cgil può e ancora di più dovrà avere una funzione rilevante, e azioni di job guarantee, dove lo Stato ricopra il nuovo ruolo di datore di lavoro di ultima istanza. Per l’altro mondo, quello degli autonomi, delle partite Iva e dei collaboratori, che hanno redditi particolarmente bassi, bisogna creare un sistema di tutele che condizioni la domanda dentro paletti definiti di costo del lavoro, che siano almeno pari ad analoga professionalità prevista nei contratti collettivi di riferimento.
Il Nidil ha certamente tante vertenze da seguire e sostenere. Quali sono le principali?
Abbiamo il rinnovo del contratto collettivo della somministrazione, che ha bisogno per certi versi di una manutenzione ma anche di elementi di innovazione. Proprio perché è aumentata molto in termini di presenza nel mercato, crediamo che si debbano introdurre strumenti contrattuali che consentano di costruire maggiori diritti per questi lavoratori, oltre a sciogliere alcuni elementi legislativi. Sul fronte del lavoro autonomo, occorre procedere a una revisione delle forme contrattuali esistenti, abbiamo chiesto lotta alla precarietà e contestualmente una legge sulla rappresentanza. Sul fronte dei rider, mentre è in atto una discussione per una normativa europea, è ancora aperta la trattativa con l’associazione delle piattaforme. Nell’ambito dello sport abbiamo necessità di capire come la riforma verrà effettivamente realizzata.
Un’ultima battuta sulla pandemia: quanto è difficile fare sindacato in questo periodo?
È difficile il rapporto diretto con i lavoratori, fare le assemblee in presenza come da remoto. E poi è difficile la relazione uno a uno sui luoghi di lavoro. Noi cerchiamo di fare tesoro di quello che la tecnologia ci dà, i territori sono straordinariamente efficaci e attivi. Ma la tendenza all’isolamento sociale non favorisce un soggetto sindacale che per definizione vive nel collettivo.