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Una nuova carta da giocare messa sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico. L’incontro tra i sindacati che rappresentano gli atipici, Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp, il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin e il coordinatore delle vertenze aziendali, che si è tenuto a conclusione della manifestazione dei 425 somministrati di Adecco in missione in Poste il 19 gennaio a Roma sotto la sede del Mise, si è tradotto in un’opportunità per coinvolgere tutti i soggetti che devono e possono concorrere a individuare una strada.
“È stato un incontro interlocutorio, che però getta le basi per trovare una soluzione occupazionale per questi lavoratori – spiega il segretario nazionale Nidil Davide Franceschin -. Naturalmente non vogliamo che Poste e Adecco si deresponsabilizzino in questa vicenda, ma l’aver coinvolto anche le associazioni datoriali della logistica per vedere se si riesce a operare una ricollocazione è certamente un elemento positivo”.
La vertenza è ora incardinata al Mise, e sul verbale è scritto, nero su bianco, l’impegno ad aprire un tavolo di crisi entro metà febbraio. Tradotto: fare un altro incontro a stretto giro, per evitare che questi lavoratori diventino a tutti gli effetti disoccupati. Una parte dei 425 somministrati, infatti, ha un contratto di somministrazione a tempo indeterminato, che prevede alla fine della missione un’indennità mensile per il periodo in cui non sono ricollocati, mentre coloro che sono a tempo determinato hanno diritto alla Naspi, la disoccupazione.
“Noi sosteniamo che sono le Poste che devono provvedere, trovare un modo per stabilizzarli – riprende Franceschin -. Dopo aver impiegato questi addetti per tre anni, prima come autisti e poi come portalettere, il suo atteggiamento è irresponsabile e vergognoso. Non è accettabile che la più grande azienda di recapito italiana a partecipazione pubblica se ne lavi le mani, diserti i tavoli, non risponda. Poste non ha neppure avuto il buon gusto di comunicare alle organizzazioni sindacali che la missione era finita perché considera queste persone come una fornitura, come se fossero delle cose. E invece noi sosteniamo che sia discriminatorio il fatto che i somministrati non entrino nelle graduatorie di stabilizzazione dell’azienda”.
I 425 somministrati che erano occupati in tutta Italia, da Nord a Sud, il 28 dicembre scorso hanno saputo che il 31 sarebbero rimasti a casa. La ferale notizia gli è stata comunicata per messaggio. Adesso sono arrabbiati e delusi. E hanno paura che le chance di ricollocazione si assottiglino sempre di più, specie in quelle aree come il Mezzogiorno dove lavoro ce n’è poco. “Per questo abbiamo allargato lo spettro delle possibilità – conclude Franceschin -, coinvolgendo le associazioni datoriali dei trasporti”.
Sempre di somministrati, ma di un’altra vertenza, si è parlato nella stessa giornata anche al ministero del Lavoro, dove è iniziato il confronto per scongiurare il rischio che entro settembre perdano il posto 100mila assunti a tempo indeterminato dalle agenzie per il lavoro, in missione a tempo determinato nelle aziende utilizzatrici. Al tavolo con i sindacati Cgil, Cisl e Uil e le categorie, i parlamentari delle commissioni Lavoro di Camera e Senato e le associazioni datoriali. "Anche in questo caso, in assenza di norme che obblighino gli utilizzatori a stabilizzare i lavoratori dopo un certo periodo di tempo, il rischio del ricorso al turn over è alto – spiega Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil -. Il problema esiste e il fatto che se ne parli, che i gruppi parlamentari coinvolti ne siano a conoscenza, che ci si domandi come risolverlo, è già un punto di partenza. Noi chiediamo la continuità occupazionale per questi lavoratori e la creazione di percorsi di stabilizzazione anche per i somministrati”.