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Come ogni anno Education at a glance, la ricerca promossa dall’Ocse che analizza e confronta i sistemi scolastici dei principali paesi d’Europa e del mondo, conferma un dato tristemente noto: le retribuzioni degli insegnanti italiani risultano essere molto distanti rispetto a quelle dei colleghi degli altri paesi. Differenze sono presenti ed evidenti in tutti i gradi di scuola, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori.
Nella scuola primaria la differenza tra lo stipendio medio annuale di un docente italiano e quella degli omologhi docenti dell’area Ocse è in media del 15% inferiore, ovvero circa 6.700 dollari in meno a parità di potere d’acquisto. È invece del 14% la differenza rispetto alla media stipendiale dei docenti della primaria dell’Unione Europea, pari a 6.121 dollari in meno a parità di potere d’acquisto.
Altrettanto evidenti sono le differenze per i docenti della scuola media: in Italia gli insegnantI percepiscono il 13% in meno rispetto ai colleghi dei paesi Ocse e il 12% in meno rispetto ai colleghi dei paesi europei, rispettivamente 6.188 e 5. 574 dollari in meno. La musica non cambia per i docenti delle scuole superiori: quelli italiani percepiscono il 14% in meno rispetto ai docenti dei paesi Ocse (in dollari meno 7.285) e il 13% in meno rispetto ai docenti europei (in dollari meno 6.870).
Queste differenze, inoltre, sono presenti in tutte le diverse fasi della carriera docente, dal momento dell’ingresso nella professione fino al termine della carriera. Basti un esempio. Tra un insegnante italiano e uno francese della scuola primaria con 15 anni di servizio lo scarto stipendiale è di 3.421 euro. Ancora maggiore la differenza rispetto ad un insegnante spagnolo: -6.177 euro. Enorme, poi, la distanza rispetto allo stipendio di un docente tedesco: -34.322 euro.
Interessante anche un altro aspetto indagato dal rapporto, e cioè la comparazione all’interno dello stesso paese tra gli stipendi dei docenti e quello dei lavoratori con pari livello d’istruzione. Dal confronto emerge che in Italia a parità di titolo di studio, gli insegnanti risultino molto meno pagati. Rispetto alla retribuzione media di un lavoratore con titolo universitario, lo stipendio di un docente della primaria è inferiore del 35%, quello di un docente della scuola media del 29% e della scuola superiore del 24%. Anche all’estero ci sono delle differenze ma non sempre così eclatanti: a livello europeo, ad esempio, la differenza tra lo stipendio di un lavoratore laureato e un docente delle superiori è solo dello 0,03%, del 10% rispetto ad un docente della media, e del 14% rispetto ad un docente della primaria. Ma esistono anche realtà, come la Germania, dove il docente della scuola superiore ha uno stipendio maggiore rispetto alla media retributiva dei lavoratori laureati.
Un elemento accomuna l’Italia a molti altri Paesi, ma purtroppo in senso negativo: il diverso trattamento retributivo tra docenti dei diversi gradi di scuola. In Italia un insegnante della scuola primaria percepisce un trattamento economico inferiore del 7% circa rispetto ad un docente della scuola media (- 5% a livello europeo) e del 12% circa in meno rispetto ad un insegnante delle superiori (-12% anche a livello europeo). “Una differenza non più giustificabile anche alla luce delle motivazioni sopra indicate, per cui a parità di titolo di studio, qualifica e impegno lavorativo dovrebbe corrispondere la medesima retribuzione”, commenta la Flc Cgil.
Che, in generale, osserva: “Se si vuole rendere l’insegnamento una professione in grado di attrarre i giovani laureati e di mantenerli nel sistema scolastico occorre fare in modo che le retribuzioni dei docenti siano comparabili con quelle delle altre professioni che richiedono il medesimo titolo di laurea. Diversamente è forte il rischio che, come sta già avvenendo in molti paesi, il lavoro docente diventi per i neo-laureati una scelta residuale rispetto ad altre professioni ben più remunerative e appaganti”.
A breve è previsto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da ormai tre anni. Ci si attendono, dunque, finanziamenti adeguati per consentire l’avvio delle trattative sindacali e assicurare a tutto il personale gli aumenti necessari. “Aumenti che dovranno consentire di colmare il differenziale retributivo esistente con l’Europa e rendere il lavoro docente una professione più ambita, valorizzata economicamente e riconosciuta socialmente”, conclude la Flc.