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Il caporalato dilaga. Lascia il lavoro nei campi al quale più spesso è associato per scrivere l'ennesima pagina di sfruttamento là dove non te lo aspetti, alla Grafica Veneta di Trebaseleghe, provincia di Padova, un'azienda di editoria e stampa di libri, famosa per aver dato alla luce anche i volumi di Harry Potter o bestseller quali la biografia di Barack Obama. Contenuti che stridono in modo insopportabile con i gravissimi capi di accusa nei quali è sfociata l'inchiesta resa nota nelle ultime ore. Rapina, estorsione, lesioni, sequestro di persona e sfruttamento di lavoratori stranieri, tutto il campionario della violenza fisica e psicologica applicata al lavoro, per il quale sono stati arrestati dai carabinieri nove cittadini pakistani e posti ai domiciliari due dirigenti dell’azienda.
Più simili a un film dell'orrore che a un grande classico per bambini, le cronache parlano di turni da 12 ore, pagati 4,50 euro l’ora. I lavoratori venivano picchiati, legati e derubati di documenti e cellulari se osavano ribellarsi. Condizioni di semi-schiavitù imposte a una ventina di cittadini pakistani dipendenti di un’azienda trentina, utilizzati come manodopera nei magazzini di Grafica Veneta.
Per gli inquirenti il management dell'azienda di Trebaseleghe ne era perfettamente a conoscenza. per questo tra i provvedimenti presi ci sono anche gli arresti domiciliari per caporalato dell’amministratore delegato Giorgio Bertan e del responsabile della sicurezza Giampaolo Pinton.
Le vittime, molte delle quali appena arrivate in Italia, venivano prelevate all’alba e costrette a lavorare fino a sera. Di fatto vivevano segregate in due abitazioni nelle vicinanze dell’azienda, ammassate e sorvegliate. Chi tentava di ribellarsi, provando a contattare i sindacati, veniva sequestrato, derubato di documenti e cellulare e brutalmente picchiato. Undici cittadini pakistani sono stati ritrovati ai bordi delle strade tra le province di Padova e Venezia, imbavagliati e con le mani legate dietro alla schiena.
A gestire questo sistema criminale due cittadini, anche loro pakistani, proprietari dell’azienda trentina BM Services, che offre servizi di confezionamento di prodotti per l’editoria. Colpevoli, secondo le indagini, anche di un tentativo di depistaggio, avendo falsificato le timbrature dei dipendenti in modo da far risultare turni di otto ore.
"Le responsabilità penali dei dirigenti di Grafica Veneta verranno accertate dalla magistratura - il commento di Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto, e Aldo Marturano, segretario generale Cgil Padova -. Ma quanto emerge dall'indagine è già di per sé sconcertante. Stiamo parlando di lavoratori ridotti sostanzialmente in schiavitù e privati dei diritti più elementari e perfino della libertà personale.
Come Cgil, abbiamo molte volte denunciato, e da anni, il fenomeno del caporalato, presente in Veneto soprattutto nei settori dell'agricoltura, dell'edilizia, della logistica. Ma il fatto che nemmeno una realtà considerata un'eccellenza della nostra industria a livello nazionale e internazionale sia, secondo gli inquirenti, immune da questo fenomeno deve far riflettere tutti e deve far agire le Istituzioni.
Il sistema degli appalti e delle esternalizzazioni, ormai è chiaro, è un sistema malato, che si fonda sulla artificiosa frantumazione dei cicli produttivi, sulla forsennata ricerca della compressione dei costi, a partire da quelli del lavoro, e quindi sullo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori più poveri.
Anche in questo caso, infatti, si tratta dell’affidamento a terzi di un’attività che è parte integrante del ciclo produttivo diretto.
Sugli appalti pubblici abbiamo ottenuto importanti risultati nel confronto con il Governo, dobbiamo fare altrettanto anche sugli appalti privati.
A livello veneto, per sconfiggere il fenomeno del caporalato e di un'illegalità economica troppo diffusa, non basta l'azione delle Forze dell'Ordine e dei Magistrati, che vanno ringraziati per lo straordinario impegno con cui stanno operando. E non basta nemmeno il sindacato, che continuerà comunque a fare fino in fondo la sua parte. Occorre una presa di coscienza, e scelte conseguenti, di tutta la società, a partire dalle organizzazioni datoriali, che non possono tirarsi indietro in questa battaglia di civiltà.
Dalla pandemia e dalla crisi economica usciremo solo cambiando modello di sviluppo, e rimettendo al centro il lavoro libero, dignitoso e di qualità, non perpetrando le storture già tutte presenti nel nostro sistema ben prima dell'arrivo del Covid 19".