Non dovrebbero farlo, perché non rientra tra le loro mansioni, non lo prevede il contratto di lavoro e poi ci sono rischi molto seri sotto il profilo della sicurezza e della salute, non solo quella di lavoratrici e lavoratori, ma anche della clientela. Eppure, in diverse catene della grande distribuzione, in particolare nel ramo dei discount (ma non solo), le “addette alle vendite” vengono chiamate (quando non costrette) a fare le pulizie straordinarie, ovvero a pulire spogliatoi, piazzali e soprattutto i bagni. Nel video qui sopra abbiamo raccolto tre testimonianze, in forma anonima, che arrivano dalla provincia di Perugia. Ma il problema è molto più diffuso.
“Purtroppo si tratta di un fenomeno presente su tutto il territorio nazionale, che va avanti nonostante la pandemia che ovviamente ha aumentato notevolmente i rischi – spiega Giovanni Dalò, della Filcams Cgil nazionale – È chiaro che non basta mettersi un paio di guanti per sanificare un bagno pubblico, usato da decine di persone ogni giorno, senza alcuna formazione specifica e con prodotti inadeguati, per poi tornare in postazione a servire i clienti”.
Dalò sottolinea che in certi casi questa prassi è usata anche in modo punitivo dalle aziende: “Alcune lavoratrici, soprattutto quelle sindacalizzate, cominciano a rifiutarsi, ma il livello di ritorsione è molto alto. Le aziende fanno muro, perché per loro fare a meno di ditte specializzate vuol dire abbattere i costi, ma lo fanno sulla pelle di lavoratrici e lavoratori. Da parte nostra – conclude il sindacalista Filcams – c'è però una forte determinazione ad andare avanti finché non avremo ottenuto giustizia. Ci sono sentenze della Cassazione che chiariscono chi ha ragione, abbiamo anche interessato Asl, prefetti e Comuni, ma gli interventi sono stati molto pochi. Non ci resta che scrivere ai Nas e nel frattempo continuare a stare al fianco di chi, avendo tutte le ragioni del mondo, si ribella a questa prassi ingiusta e pericolosa”.