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“Una bella notizia per la coesione del nostro Paese, quella che arriva dall’esito dell’indagine della procura di Milano. Le persone che di lavoro fanno i rider devono essere assunte e avere tutte le tutele contrattuali e di sicurezza che derivano dall’applicazione di un vero contratto nazionale di lavoro”. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini non ha dubbi: la maxi inchiesta dei magistrati milanesi che ha verificato la posizione dei fattorini impiegati nelle piattaforme digitali e ha portato all’invio dei verbali a quattro società, in cui si impone l’assunzione di circa 60mila collaboratori in tutta Italia, conferma quello che il sindacato sostiene da sempre. E cioè che i rider non sono lavoratori autonomi e occasionali e hanno diritto a condizioni dignitose e sicurezza non più rinviabili. “Del resto questi sono i nostri principi costituzionali - riprende Landini -: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e non sullo sfruttamento. Pertanto chiediamo che si riattivino i tavoli di confronto con le imprese e la loro associazione presso il ministero del Lavoro. Non c’è più tempo da perdere”.
Nell’ambito dell’indagine, per la violazione di norme sulla salute e sicurezza, le contestazioni degli inquirenti hanno condotto anche ad ammende per 733 milioni di euro a carico di Just Eat, Uber Eats, Glovo e Deliveroo. Non solo. A quanto risulta, con il verbale di riqualificazione del rapporto di lavoro la magistratura milanese obbliga i colossi del food delivery ad applicare la normativa prevista e quindi ad assumere con contratto parasubordinato i 60mila autonomi entro 90 giorni. Con altri diritti e ben altre tutele. “L'esito dell’indagine non ci stupisce – afferma la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -. Da tempo le nostre strutture sono in prima linea nella denuncia delle condizioni spesso al limite della sopportabilità che i rider sostengono quotidianamente”.
“L’aver continuamente denunciato, come abbiamo fatto a diversi livelli, in questi anni e in questi mesi, le condizioni dei rider, alla fine produce dei risultati” rincara Elena Lattuada, segretaria generale Cgil Lombardia. L’indagine era stata avviata dalla procura dopo diversi infortuni stradali, perché durante il lockdown i rider, che, come dice il procuratore capo Francesco Greco "hanno svolto una funzione essenziale sia per portare da mangiare a un sacco di gente sia per permettere a molte imprese di sopravvivere", sono finiti in ospedale.
“Dopo la firma dell’accordo ‘pirata’ fra Assodelivery e Ugl abbiamo chiesto, tra le altre cose, al ministero del Lavoro di farsi promotore di una campagna straordinaria di ispezioni – riprende Tania Scacchetti -, rivolta a verificare se l’autonomia di questi lavoratori fosse effettivamente dimostrabile. Alle imprese del settore invece abbiamo chiesto con forza, e continueremo a farlo, un modello organizzativo compatibile con diritti e tutele. Purtroppo, fino ad oggi, nonostante diverse sentenze a nostro favore e l’intervento del Ministero, la loro associazione di rappresentanza, Assodelivery, ha alzato un muro”. Ma adesso è arrivata anche l’iniziativa del tribunale milanese.
“A seguito di questa rilevante operazione di trasparenza, ci aspettiamo che il tavolo di confronto sindacale riparta per garantire a tutti i rider l’applicazione delle condizioni normative e salariali previste dal contratto nazionale della logistica e dei trasporti - conclude la segretaria confederale Cgil Scacchetti -. Qualora questo estremo tentativo dovesse rivelarsi ancora una volta vano, siamo pronti a fare la nostra parte riprendendo la mobilitazione, non escludendo la possibilità di uno sciopero nazionale”.