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Sulle assunzioni e il rinnovo dei contratti pubblici non ci sono risposte adeguate nell'impianto della legge di bilancio. È la posizione espressa dai sindacati di categoria, che commentano così l'ultima bozza del testo. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa osservano: “Rispetto alle dichiarazioni del governo delle scorse settimane, non si intravede quella svolta necessaria per i settori pubblici, né sul fronte rinnovamento della Pa né su quello del cambiamento”.
Entrando nel dettaglio, sul tema dell'occupazione “da anni chiediamo di mettere a fuoco la grave emergenza occupazione nelle pubbliche amministrazioni, che anche il Covid ha dimostrato essere una priorità, se vogliamo dare risposte adeguate ai cittadini e non solo nel settore sanitario". Lo affermano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco. Le sigle registrano inoltre che "neanche sul fronte contrattuale il governo ha scelto di investire sulla contrattazione", con l'obiettivo di rilanciare una riforma urgente e necessaria del sistema di classificazione, un grande piano di riqualificazione del personale e i salari dei dipendenti che rimangono tra i più bassi d’Europa.
Le mobilitazioni nel settore pubblico, già in corso, quindi vanno avanti. I sindacati avevano già espletato le procedure relative allo stato di agitazione del personale dei comparti sanità, funzioni locali e funzioni centrali. "Non ci sono ragioni che fanno venir meno la mobilitazione - spiegano - e dunque andremo avanti con proclamazione dello sciopero dei settori pubblici. Avevamo chiesto un tavolo con il governo su assunzioni, contratti e interventi urgenti ed emergenziali sul fronte della sicurezza. Ad oggi questo confronto non è partito”.
La situazione nel Paese al tempo del Covid desta forte preoccupazione. Proprio in questo contesto i lavoratori pubblici hanno agito con estrema responsabilità: settore educativo, assistenti sociali, polizia locali, dipendenti degli enti che si occupano di previdenza e assistenza, medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari e sociosanitari, lavoratori della sicurezza. Tutti questi lavoratori che sono parte del funzionamento meritano un rinnovo dignitoso del contratto nazionale, proseguono i sindacati: "Con il Recovery Fund il paese dovrà correre più veloce e fare bene sia dal punto di vista della progettazione che della spesa dei fondi europei. Non solo dobbiamo usarli per investimenti nel settore pubblico per dare più servizi e protezione ai cittadini, ma dobbiamo anche qualificare e valorizzare chi lavora nel sistema pubblico".
Nello specifico dei contratti, ricordano le organizzazioni, nel rinnovo 2016-18 "le risorse del fondo previsto dal governo (85 euro medi), insieme all’indennità di vacanza contrattuale (20 euro), furono una prima risposta ad un blocco salariale imposto dal 2009. Sono ferme indennità da oltre 10 anni, non si sbloccano le risorse per la contrattazione decentrata e incentivare cosi la produttività (queste non sarebbero risorse aggiuntive ma nella disponibilità dei fondi e che norme e pareri della ragioneria generale dello stato bloccano)". Insomma dal governo "si ripropone una ricetta vecchia come il cucco e che ad oggi ha fallito: burocrazia difensiva, nessun cambiamento, provvedimenti di legge che bloccano qualsiasi dinamismo organizzativo. Sono le stesse amministrazioni che stanno chiedendo in queste ore di avere maggiore flessibilità contrattuale, più personale, più strumenti per favorire l’innovazione”.
Le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico non sono più disposti a tollerare questa opera di svalorizzazione e si preparano alla mobilitazione generale: "È ora di cambiare la pubblica amministrazione e di farlo con chi rappresenta il lavoro - concludono i sindacati -. O ci sarà il tavolo del governo con le categorie per recuperare le risorse necessarie al cambiamento o continueremo nella nostra azione di lotta”.