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Dopo l’annuncio della dismissione dello stabilimento abruzzese, il finale della vertenza Yokohama sembrava già scritto. L’ennesima multinazionale che abbandona l’Italia lasciando dietro di sé soltanto macerie sociali. Ripercorrendo la vertenza, il coordinatore della Filctem Cgil regionale, Carlo Petaccia, è ancora più netto: “Non abbiamo smesso di lottare ma con l’aria che tira, le altre vertenze sul territorio, le vicissitudini del settore e la paura del Covid, temevamo che le cose potessero andare molto peggio”.
La partita continua. Nonostante le premesse, a due mesi dall’avvio della procedura di licenziamento collettivo, il futuro professionale degli 84 lavoratori è ancora in gioco. In un pomeriggio di fine settembre avevamo raccontato la loro rabbia, quando erano usciti dalla fabbrica per manifestare davanti al casello di Ortona dell’A14. Oggi, ripiegati gli striscioni, attendono l’esito della trattativa tra Yokohama e Alfagomma per la cessione dello stabilimento. La firma potrebbe significare una nuova fase della vita nel loro stabilimento. Nuova fino a un certo punto, perché la società brianzola vorrebbe proseguire nella produzione di condotte sottomarine, in cui a Ortona sono maestri. Ma andiamo con ordine.
Nelle scorse settimane erano state due le offerte d’acquisto più importanti, presentate da altrettanti importanti gruppi italiani del settore idraulico: la Interpump e l’Alfagomma. “Entrambi progetti molto interessanti", sottolinea Petaccia: "Il sindacato ha indicato la soluzione per riportare al lavoro il maggior numero di addetti”.
A sedersi al tavolo con il gruppo nipponico sarà Alfagomma, azienda guidata dalla famiglia Gennasio, con quasi 70 anni di storia e 4 mila dipendenti nel mondo. Sono quattro i progetti per una platea di 150 lavoratori. Il primo – come dicevamo – prevede la continuità nella produzione di tubi off shore e potrebbe riportare in fabbrica 64 operai nel giro di poche settimane. Il secondo si basa su forniture navali. Il terzo è legato all’assemblaggio di scooter elettrici. Per altri 15 addetti ci sarebbe la possibilità di spostarsi nello stabilimento Alfagomma di Castelnuovo Vomano, in provincia di Teramo, con una navetta messa a disposizione dalla ditta.
Si torna al Made in Italy. Senza dubbio la vertenza segna un incoraggiante cambio di passo: per una multinazionale straniera che va, c'è ricchezza che torna a essere prodotta e goduta nel nostro Paese. "Ora per il sindacato si apre una nuova partita", conclude Carlo Petaccia: "Dal 7 dicembre gli 84 lavoratori saranno ufficialmente licenziati. A noi il compito di vigilare sulle condizioni alle quali verranno riassunti. Dal contratto nazionale all’Articolo 18”.