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Nel decreto rilancio è positivo lo stanziamento di 26 miliardi destinati ad ammortizzatori sociali, indennità, famiglie e povertà, ma sono ancora molti i passi da fare per costruire una ripresa vera e duratura. Ne abbiamo parlato con il segretario confederale della Cgil, Tania Scacchetti.
Le valutazioni della Cgil sul decreto, nel capitolo lavoro, si soffermano sull'entità delle risorse. Partiamo da qui.
I 26 miliardi che arrivano sono importanti perché danno continuità agli ammortizzatori sociali e allargano il bacino di copertura. Sono però ancora insufficienti. Lo abbiamo già segnalato al governo nelle audizioni in Parlamento. È necessario rendere gli ammortizzatori continuativi: devono accompagnare una fase che per molte aziende è una ripresa lenta o lentissima. Abbiamo interi settori totalmente fermi, la ripartenza sarà molto diluita nel tempo. Servono 18 settimane continuative di ricorso agli ammortizzatori e poi bisogna allungarle, come richiesto nei nostri emendamenti.
Una nota dolente è stata il ritardo nelle erogazioni. Cosa ne pensa?
Siamo arrivati alla Fase 2 con pesanti arretrati nei pagamenti, soprattutto in relazione alle spettanze delle prime nove settimane di cassa integrazione. Il presidente dell'Inps Tridico ha assicurato che verranno pagate in pochi giorni, ma il ritardo accumulato pesa nel rapporto tra i lavoratori e lo Stato. Una parte importante del nuovo decreto deve allora riguardare l'accelerazione delle procedure: nelle prossime settimane occorre garantire pagamenti in tempi molto ristretti, anche attraverso l'anticipo dell'Inps.
C'è poi la norma anti-licenziamenti, attualmente prorogata fino al 17 agosto. Cosa chiedete?
Il nostro emendamento chiede di portarla subito al 31 ottobre, se arriviamo a fine anno ancora meglio. A parte le date però quello che conta è il senso: occorre accompagnare una fase molto delicata, qualsiasi data individuiamo si rischia una pioggia di licenziamenti a partire dal giorno dopo. Intanto iniziamo a superare tutto agosto, che sarà un mese complesso e ancora senza produzione, poi apriamo una riflessione complessiva: dobbiamo capire come coniugare ammortizzatori, lavoro e produzione affinché i licenziamenti non siano la strada scelta dinanzi al calo di produzione che ci aspetta. Va detto che la norma anti-licenziamenti non era scontata: è un atto politico forte, che ora va prorogato mentre si apre una discussione sulla prospettiva. Ci attende un tempo medio-lungo in cui dovranno convivere ammortizzatori e riorganizzazione degli orari, tenendo sempre l'occupazione come valore.
In questo quadro si è ormai diffuso il cosiddetto 'smart working'. Che giudizio ne dà e quali sono le prospettive?
Finora non c'è stato un vero e proprio smart working. Il lavoro da casa è stato una misura di prevenzione e tutela della salute e sicurezza dei cittadini, ma non un cambio nell'organizzazione: ha dimostrato però che una parte del lavoro si può rivedere. Questa la sfida che abbiamo davanti: costruire una quota di prestazione lavorativa che sia volontaria e revocabile, naturalmente attraverso la contrattazione con il sindacato. L'obiettivo è arrivare a una vera innovazione: si tratta di passare dal lavoro misurato alla misurazione degli obiettivi, che vengono assegnati alla singola persona e si possono gestire con autonomia.