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Si moltiplicano in Italia le iniziative di associazioni e società civile contro le ‘zone rosse’, quelle istituite in seguito a un’ordinanza ai prefetti del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per sottolineare l’importanza di individuare aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento.
A Roma è in programma un incontro aperto organizzato dal Poleis, il Polo civico Esquilino per le politiche sociali, per approfondire e discutere il tema, “Zone rosse? Poche luci, molte ombre”. Tra i partecipanti la garante dei diritti delle persone private della libertà di Roma, Valentina Calderone, oltre ai rappresentanti di Amnesty international, Mediterranea, Nonna Roma e Comitato di quartiere Quarticciolo.
“La sicurezza si costruisce con politiche innovative di accoglienza e integrazione, non con Daspo e videocamere”, affermano gli organizzatori, che operano, ricordiamo, in uno dei quartieri più multietnici della capitale, sottolineando che non si deve alimentare la paura e che vanno invece rafforzati i legami sociali e di comunità: “La sicurezza che il Viminale vuole imporre ora anche alla città di Roma, e in particolare nelle aree di Termini ed Esquilino, è una soluzione di corto respiro, sbagliata, perché genera soltanto altra paura”.
Il Polo civico fornisce anche dati che non corroborano le scelte del governo: negli ultimi dieci anni in Italia i reati sono calati quasi del 20%; nel 2024 nelle aree delle grandi stazioni sono state controllate circa 4 milioni di persone con un risultato di poco più di 1.000 arresti, circa 11.000 indagati e il sequestro di 50 kg di droga e di 250 armi (fonte ministero Interno, report Legal Aid ). “A fronte di questo, invece, l’Istat certifica la sensazione di paura e insicurezza costantemente in aumento, soprattutto nelle grandi città”.
Da tempo vengono richieste da Poleis “politiche pubbliche e risorse adeguate per realizzare una visione innovativa e concreta dell’accoglienza e dell’integrazione”. Viene perciò ricordato lo sgombero di viale Pretoriano, perché “ha già dimostrato in maniera lampante che le prove di forza servono solo a spostare il disagio di qualche centinaio di metri, le tende che furono devastate dall’intervento delle forze dell’ordine ricomparirono pochi giorni dopo al di là della strada”.
Il Polo civico, dopo l’ordinanza firmata dal prefetto di Roma per l’istituzione delle ‘zone rosse’, si è opposto ai cancelli e alla forza, ottenendo l’apertura di un tavolo con il sindaco Gualtieri e il Municipio e ha chiesto risorse adeguate nel Bilancio di previsione di Roma Capitale per i Poli civici. Inoltre è stata avviata una progettazione partecipata con il rione per la riappropriazione dello spazio pubblico, “per animarlo e alimentarlo, di iniziative, giochi, sport, aiutando chi ha davvero bisogno e ha occupato con il proprio disagio quello spazio abbandonato dalla politica e, quindi, dalla cittadinanza”. Questo perché, ribadiscono, la micro-criminalità si contrasta occupando spazi con iniziative sociali, costruendo presidi di comunità e dando risposte concrete al disagio e all’abbandono degli spazi urbani.
"Il Giubileo dei poveri e della speranza – concludono – può e deve significare amicizia, accoglienza, condivisione, fiducia, fratellanza. Solo così possiamo costruire una società più giusta, più pacifica, più sicura (nel senso che si-cura) e, in ultima istanza, più felice”.
L’incontro è previsto per oggi, 10 gennaio, alle ore 18 nella sede del Polo civico dell'Esquilino, in via Galilei 57.