"Le ingiustizie e le tensioni non si governano indefinitamente con bonus, favori, sussidi, sconti, condoni, slogan, diversivi e propaganda per tacitare, ora qua e ora là, il malessere di questa o quella categoria quando minaccia di esplodere. Sono sedativi, insufficienti a governare. Occorrono politiche, non sedativi. Queste pratiche, oltre a denotare impotenza, alla lunga spengono le energie e riducono i cittadini in postulanti di favori, di vantaggi, di regalie o di mance". Così Gustavo Zagrebelsky a San Giovanni dal palco della Via Maestra.
L'illustre professore, in un intervento dai toni alti, ha poi stilato un catalogo impietoso dei disastri che ci troviamo davantI: "Senza lavoro che disperano di trovarne uno, rinunciano a cercarlo e si abituano a sopravvivere di espedienti. Lavoratori precari e senza contratto, la cui condizione può precipitare da un momento all'altro. Paghe da sfruttamento. Lavoro esposto a ricatti e a pericoli per la salute e per la vita".
E ancora: "Ansia per il futuro e angoscia per sé, per i familiari, soprattutto per i bambini. Frustrazione per dover rinunciare ai figli. Abitazioni che mancano o in mano al degrado e alla criminalità. Cure mediche come privilegio di chi può permettersele. Scuole per ricchi e abbandono scolastico per i poveri. Vita nelle periferie degradate, in zone rurali dimenticate o in luoghi inquinati e mortiferi. Ragazzi disintegrati, prede della criminalità. Ragazze abusate. Donne discriminate sul lavoro e vittime dei loro compagni. Migranti senza patria che vivono da clandestini o in centri di raccolta simile al concentramento".
Ma non bisogna arrendersi, non si tratta di esiti già scritti: "La politica ci permette di fare delle scelte. Tuttavia, non ha assicurazioni sulla strada che imbocca. Può combattere le storture in nome della giustizia, ed è la strada difficile. Oppure, facilmente, può imboccare quella dell'ingiustizia e assecondare la prepotenza, la predazione e, talora, la rapina che, per ingentilirle, chiamiamo sviluppo e progresso".
E allora, "ci chiediamo come tentare di venirne fuori. Consideriamo che tutte le ingiustizie che constatiamo sono indicate dalla Costituzione come storture da raddrizzare. Ma non crediamo che essa ci dia le soluzioni. Ci indica prospettive di giustizia e, per questo, la vogliamo difendere come cosa preziosa".
L'ex giudice della Corte costituzionale ha infine sottolineato come "la solidarietà è al centro della società giusta e la Costituzione la esige come condizione necessaria. È il contrario delle divisioni. Per questo, si deve dire no alle riforme che mettono gli uni contro gli altri: il Nord contro il Sud, come potrebbe accadere con ciò che chiamano autonomia differenziata; no ai presidenzialismi che mettono una metà dei cittadini contro un'altra".
Insomma, ha concluso, "c'è molto da fare insieme, in unità d'intenti, da parte della cultura, dell'associazionismo di ogni natura, delle Chiese, del volontariato, del sindacato, dei partiti politici, di tutti coloro che sono oggi riuniti sotto lo slogan La Via Maestra".