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“Un cambio di passo rispetto alle politiche fiscali? Non direi, piuttosto nella legge di Bilancio 2020 vi è una certa accentuazione, ma più verbale che altro, sulla lotta all’evasione, nulla di più. Si recupera gettito evaso o eluso, però questo c’era già nelle finanziarie passate. È una legge che fa quel che può, perché le risorse da distribuire sono poche, oltre a 23 miliardi di clausole da azzerare per non aumentare l’Iva”. Così Vincenzo Visco, presidente di Nens (Nuova economia, nuova società) oggi ai microfoni di "Economisti erranti", rubrica di RadioArticolo1.
“Per combattere l’evasione, bisogna tracciare l’attività economica attraverso l’incrocio dei dati, oltreché con la telematizzazione dei percorsi e delle filiere. Si arriva così a creare il profilo economico del contribuente in questione, in modo da sapere se è una figura a rischio o meno. Il problema sono le partite Iva, detassate fino ai 65.000 euro, un autentico ‘regalo’ fatto da Salvini ai suoi elettori preferiti - professionisti e partite Iva -, e a tutto svantaggio dei lavoratori dipendenti, che in tal modo arrivano a pagare fino a 10.000 euro in più l’anno di tasse rispetto a un lavoratore autonomo”, ha affermato Visco.
“Quel provvedimento dell’ex governo giallo-verde andava cancellato per recuperare l’equità fiscale, ma i segnali provenienti dal nuovo esecutivo sono ambigui. Su questo, il sindacato dovrebbe fare una battaglia durissima. In pratica, è scattata la logica degli evasori, che sono grandi e piccoli, ed essendo un fenomeno di massa con più di 100 miliardi di evasione ogni anno, si portano dietro anche milioni di voti, che fanno gola a tutti“, ha detto l’ex ministro dell’Economia.
“Evasori sono tutti quelli che lo possono fare, in quanto convinti di avere un’impunità. D'altronde, negli ultimi anni l’amministrazione finanziaria ha smesso di funzionare, con l’Agenzia delle entrate che è stata distrutta, letteralmente, ed è un miracolo se oggi non è del tutto paralizzata. Questa è l’altra grande questione di cui il governo dovrebbe occuparsi al più presto. Anche il sindacato dovrebbe intervenire chiedendo con forza l’assunzione di personale nelle agenzie fiscali”, ha continuato il professore.
“Meccanismi premiali, come quelli previsti dal decreto fiscale, di un bonus annuale ai cittadini che utilizzano carte di pagamento elettronico per l’acquisto di beni e servizi, sono solo uno spreco di denaro pubblico, pari a tre miliardi all’anno, che potevano essere utilizzati per abbassare il cuneo fiscale a dipendenti e pensionati. Invece, ciò che può essere utile, è la lotteria dove si dà un incentivo a chiedere fatture e scontrini. È un’illusione pensare che l’evasione dipenda dall’uso del contante, perché gran parte dell’evasione si verifica a monte, manipolando la contabilità, i bilanci, non dichiarando le fatture, facendo fatture false e tanti altri magheggi”, ha aggiunto Visco.
“Per lo Stato, il problema è controllare, tracciare l’attività economica complessiva, quindi sapere dove vanno i flussi di compravendita, qual è la loro entità: questo è il contrasto all’evasione. Bisogna conoscere i contribuenti uno per uno e le loro abitudini. Ciò funziona poi come deterrente. Dobbiamo mettere a punto un contesto in cui la gente sa che il fisco sa e perciò non si azzarda a fare l’evasione di routine, perché sa che verrà individuata”, ha concluso Visco.