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Venezia, ventotto camere dello studentato Santa Marta affittate in periodo estivo ai turisti, per il costo di 150 euro a notte attraverso una prenotazione tramite Airbnb. E’ quanto denunciano gli studenti dell’Udu che hanno deciso di far sentire la loro voce per dire basta a “speculazioni e mancanza di trasparenza”.
"E’ inaccettabile – dichiara in una nota l’Unione degli Universitari – che di fronte all’emergenza abitativa che migliaia di studenti affrontano, ci siano studentati che violino la normativa vigente. L’investimento nelle residenze è diventato troppo spesso un modo per speculare sulle spalle della comunità studentesca. Per questa ragione, stamattina a Venezia abbiamo protestato davanti allo studentato Santa Marta, per affermare ancora una volta che gli studenti vogliono vivere e studiare nella stessa città, senza essere trattati da turisti”.
Lo studentato Santa Marta è stato realizzato con fondi pubblici, 30 milioni di euro del gruppo Cassa depositi e prestiti in collaborazione con Inps e con l’università Ca’ Foscari Venezia. Ha ricevuto – scrivono nel comunicato – anche un contributo iniziale del ministero di circa 4 milioni di euro, per poi essere rifinanziato anche con quella che doveva essere la prima tranche del Pnrr. Recentemente, infatti, lo studentato ha ricevuto ulteriori 10 milioni. In sostanza, ha ricevuto fondi dal pubblico per ben due volte, con il risultato di creare 630 nuovi posti letto per gli studenti, di cui soltanto 183 in convenzione con l’ente per il Diritto Studio.
Dare un alloggio a un turista dentro uno studentato privato, paradossalmente, non è vietato, come specifica il sindacato studentesco. “A luglio e agosto i gestori possono affittare agli studenti, ma una convenzione con il ministero non esime le strutture dal rispetto della normativa fiscale, oppure da quella autorizzativa. Alla fine – denuncia l’Udu – ad essere danneggiati siamo proprio noi studenti, che dovevamo essere i veri beneficiari di questi interventi, invece siamo costretti a lasciare gli alloggi universitari anche se magari ne abbiamo ancora bisogno, ad esempio per una ricerca di tesi, oppure banalmente perché non abbiamo un’altra casa in cui tornare. E tra una decina di anni, tra l’altro, gli studentati finanziati dal Pnrr potrebbero essere completamente affittati a turisti”.
Ma proseguono gli studenti “il problema è più grave e l’Udu attacca il ministero dell’Università per la mancanza di trasparenza sui posti letto finanziati da Pnrr: ad oggi, non sappiamo esattamente la tariffa media che il soggetto gestore farà pagare a studenti ed enti per il Diritto allo Studio. Il ministero guidato da Bernini – svela l’Udu – ha negato la nostra richiesta di accesso civico per conoscere i dettagli sul canone. Chiediamo alla Ministra Bernini e alla Commissione Europea di intervenire, perché non è accettabile che il Governo spenda i soldi del Pnrr senza trasparenza o chiarezza verso le parti sociali. Intanto i soggetti privati continuano ad avere vincoli troppo deboli e limitati nel tempo. Per questo, continueremo a vigilare e a mobilitarci, gli studentati non sono alberghi!”.