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Carenza di personale, sedi non adeguate, logistica difficile: gli uffici giudiziari di Venezia sono al collasso. Questo l'allarme che arriva dalla Fp Cgil locale. "Come Fp abbiamo più volte denunciato la gravità della situazione degli uffici giudiziari di Venezia, le cui sedi sono sparse su tutto il centro storico (Santa Croce, San Polo, Cannaregio e San Marco - quattro sestieri su sei), oltre a quelle presenti a Mestre, in palazzi fatiscenti e inidonei ad rendere un servizio come quello della giustizia in quanto, paradossalmente, non soddisfano completamente tutti i requisiti per la salute e la sicurezza degli ambienti di lavoro". Lo afferma Franca Vanto, della segreteria Fp Cgil veneziana.
La sindacalista quindi continua: "Ci si dimentica anche che la città di Venezia presenta numerose barriere architettoniche, che normalmente restringono il campo della mobilità che dipende, esclusivamente, dall’utilizzo dei vaporetti quale unico mezzo di trasporto pubblico, il cui servizio rimane sospeso in presenza di nebbia o acqua alta. Recarsi a piedi in ufficio è possibile solo se si è in salute, ma occorre considerare che l’età media dei dipendenti del ministero della Giustizia è over 55, in una città non esattamente a misura di tutti".
Gli uffici giudiziari della laguna sono martoriati da una continua emorragia e fuga di personale amministrativo, prosegue la sigla, "che come sindacato abbiamo classificato come il culmine del fallimento con le ultime assunzioni che hanno interessato la qualifica degli assistenti giudiziari". Venezia ha ricevuto la bandiera nera: solo 2 persone su 20 che ne erano richieste per quel profilo, hanno scelto la città lagunare (pari al 10%), a dispetto di altre città, seppure turistiche, come Milano che l’hanno scelta in 27 su 42 sedi disponibili (64%), Roma in 70 persone su 70 sedi disponibili (100%), Torino in 27 persone su 30 sedi (90%).
Gli uffici giudiziari nella città lagunare dovrebbero essere considerati “a copertura necessaria” per incentivarne la richiesta, dando luogo a punteggi aggiuntivi al personale amministrativo in funzione della futura mobilità ed in proporzione al periodo di permanenza (anche in caso di interpelli straordinari). "Il costo della vita è eccessivo per viverci - continua Vanto -, per permanerci, e chi lavora in centro storico subisce ancor di più l’effetto dei costi “turistici”, dove per pranzare in modo salutare, la spesa minima non può che essere di 10 euro".
Un altro esempio dell’onerosità di una città come Venezia si rinviene nel pubblico trasporto, il cui biglietto per muoversi in città col vaporetto costa 7,50 euro a persona per una durata di 75 minuti; a Torino il biglietto del tram/metro costa (per tutti) 1,70 euro con durata 100 minuti; a Milano il costo del biglietto metro/tram/bus 2,00 euro per 90 minuti; a Roma il costo è di 1,50 euro per 100 minuti. Alla luce di tutto questo, puntualizza la sindacalista, "comprendiamo il disagio degli avvocati e del pubblico che lamentano l’insufficienza e l’inefficienza dei servizi resi dai lavoratori della giustizia, ma nelle condizioni di questi uffici occorre scegliere se dare precedenza alle udienze o agli adempimenti amministrativi, al ricevimento del pubblico o allo studio dei fascicoli, all’emettere un ordine per la carcerazione piuttosto che istruire altre istanze. Non tutti i servizi possono essere garantiti, perché manca il personale amministrativo – e non perché è in smart working, come maliziosamente si permette di accusare chi non conosce dall’interno la realtà giudiziaria – e i lavoratori, per il 95% pendolari, si stanno ammalando".
"Allora - riflette in conclusione Franca Vanto -, proviamo un attimo ad immaginare i palazzi di giustizia dell’isola di Venezia collocati tutti in un unico edificio, a norma, senza barriere architettoniche, senza acqua alta e senza nebbia, con bretelle stradali e autostradali per uscire dalla città e dal luogo di lavoro con i mezzi privati o con mezzi pubblici dai prezzi più contenuti, con uffici popolati da almeno più di un terzo del personale necessario. Decisamente no, non potrà mai essere Venezia perché, nel bene o nel male, è unica e la sua unicità va riconosciuta dal ministero della Giustizia".