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“Flc Cgil, Adi, Udu, Asup auspicano che la ormai prossima scadenza elettorale per il rinnovo della carica di rettore (2019-2025) costituisca l’occasione per un rilancio democratico e scientifico dell’ateneo, del suo ruolo unitario nel sistema universitario regionale e nazionale”. Inizia così il “manifesto” per l’Università degli studi di Perugia, firmato dalle quattro sigle, il sindacato dei lavoratori dell'università, l'associazione dottorandi, il sindacato degli studenti e l'associazione degli specializzandi.
Secondo questi quattro soggetti, fortemente rappresentativi all'interno dell'ateneo perugino, “non è più pensabile che alla guida dell’università vi possa essere una governance che opera nella contingenza e dà risposte che, il più delle volte, sono di natura emergenziale, volte ad affrontare le problematiche generali senza una vera e propria programmazione”.
Le sfide che attendono l’Ateneo – si legge nel manifesto – sono molteplici e richiedono dunque “un progetto che comprenda una visione, un modello di università che vada oltre il mandato di un rettore e segni un netto cambio di passo. Servono investimenti, scelte strategiche e un chiaro modello di sviluppo”.
“Per fare questo – continuano Flc, Adi, Udu e Asup – occorre una guida che abbia il coraggio di fare scelte politiche e che per ciò sia necessariamente una guida politica, nel senso più puro del termine, non legato ai partiti, ma alla capacità di prendere decisioni per la vita della comunità universitaria”. Quindi, continuano le quattro sigle, “si deve uscire dalla logica del cambio di gestione fondato su accordi tra corporazioni accademiche e ritrovare le ragioni della coesione, dell’unità attorno a un progetto costituito dalle tante energie, risorse, eccellenze della nostra comunità scientifica e professionale”.
I soggetti firmatari del manifesto chiedono dunque un “modello diverso di Ateneo”, fondato su alcuni elementi chiave: un'università come comunità, “in cui le scelte vengono prese coinvolgendo e ascoltando tutte le sue parti”; un'università democratica, in cui “il senato accademico e il consiglio di amministrazione si aprano alla rappresentanza di tutte le categorie”; un'università che guardi al futuro, divenendo “traino e motore socio-culturale ed economico del territorio” (con “accordi di programma che possano favorire il rapporto Regione-università”); un'università che tuteli i diritti, a partire da quello alla “stabilità del proprio posto di lavoro”.
È dunque un vero e proprio patto quello che i rappresentanti dei lavoratori e degli studenti offrono al futuro rettore: “Un patto solidale e democratico tra le componenti della comunità universitaria: personale docente e ricercatore, dottorandi, specializzandi, personale tecnico amministrativo, bibliotecario, sociosanitario, Cel, personale precario e studenti. Un patto per realizzare strategie in un vero rinnovato progetto del nostro ateneo e del nostro territorio”, concludono Flc Cgil, Adi, Udu e Asup.