PHOTO
Riprendiamo il discorso sullo spopolamento ripartendo dai suoi effetti, come la maggiore incidenza delle persone anziane sul totale della popolazione, per giungere poi ai rimedi. Tra questi, quello fornito dal governo e dall’Unione europea, un Pnrr che è però di difficile utilizzo nelle aree interne, dove questo è reso ancor più complicato dall’impoverimento delle risorse umane nelle amministrazioni locali. Vi è poi il sindacato che mette in campo le sue proposte.
Il danno
Veniamo quindi all’importanza negativa dello spopolamento delle aree interne, con Luisa Corazza, direttrice del Centro di ricerca sulle Aree Interne e gli Appennini (ArIA), che parla di “fenomeno grave perché è in un contesto generale di emergenza demografica, come accade anche in altre zone, ma anche perché i residenti se ne vanno e quindi si crea uno spopolamento che accelera la perdita di abitanti, ma soprattutto di persone in età giovane. Accade quindi che in queste aree rimangano solamente gli abitanti anziani, i quali necessitano di assistenza, per altro, non può essere offerta proprio per l’assenza dei giovani.
Si ha dunque una serie di effetti a catena su quello che accade in quel territorio. Prima di tutto perché alcuni tipi di servizi, ad esempio la scuola, sono richiesti dalla popolazione giovane: le scuole perderanno gli studenti e con i criteri di accorpamento di efficienza che oggi sono richieste per sopravvivere agli istituti scolastici in determinati territori rischiano di chiudere. Senza considerare poi che noi dobbiamo guardare verso il futuro e, se in un territorio non ci sono giovani, quando anche gli anziani verranno meno quel territorio rischierà di essere disabitato”.
Un caso di regione a rischio spopolamento con forte incidenza del fattore-invecchiamento è la Liguria. Il problema in sè riguarda il 29% dei suoi comuni, 68 su 234, ma la vera criticità è l’elevata presenza di anziani e di ultraottantenni e nella classifica si pone seconda dopo il Molise, come ci spiega nel podcast il segretario generale della Cgil Liguria, Maurizio Calà.
Quali politiche
Maurizio Calà, nell’intervista, solleva il problema dell’insufficienza delle politiche messe in campo per fermare il fenomeno dello spopolamento. Quindi, analizzate cause ed effetti, con Luisa Corazza passiamo a trattare proprio le strategie necessarie per fermare l’emorragia. “Qualcosa è già stato fatto – afferma – ed è il caso della Strategia nazionale delle aree interne che è stata sicuramente uno spartiacque nell'approccio. Fino a quel momento c'erano delle politiche di coesione territoriale che però non avevano un fuoco specifico su questi territori, perché prevedevano investimenti sul piano dello sviluppo economico dei territori per rivitalizzarli.
Con la Snai, invece, l’ottica è stata ribaltata, partendo dai servizi: si è detto che le aree si spopolano perché non ci sono i servizi, le persone se ne vanno perché non hanno la scuola, la sanità, la mobilità e questo secondo me è stata un approccio molto rivoluzionario. Certamente ora siamo in una fase nuova nella quale questa strategia deve essere portata avanti è c'è una grande occasione che ci proviene dall'Europa”.
Pnrr bello e impossibile
L’occasione citata dalla direttrice del Centro ArIA è quella del Next generation Eu, che in Italia è stato trasfuso nel Pnrr, “offrendo un'occasione che è abbastanza irripetibile”. Luisa Corazza vede però “la principale criticità nel fatto che, essendo il Piano strutturato per bandi, richiede da parte dei territori che vogliono usufruire delle risorse una capacità attrattiva delle risorse stesse che non sempre le zone delle aree interne, i comuni piccoli, hanno. Preparare un bando che sia vincente non richiede personale e competenze che il piccolo o piccolissimo centro difficilmente è in grado di mettere in campo”.
E di Pnrr ha parlato anche il segretario confederale della Cgil nazionale, Christian Ferrari, a margine di un convegno a Orvieto che aveva come oggetto proprio le misure di contrasto alla marginalizzazione del territorio, in questo caso umbro, e il progressivo declino demografico. Per Ferrari il rilancio delle aree interne deve avvenire attraverso una strategia di sviluppo locale, che coinvolga le comunità locali e faccia uso non solamente delle risorse straordinarie, ma soprattutto di quello derivanti dal bilancio ordinario.