Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Operaio Renzo, che ci ha scritto per riflettere sulla questione meridionale, sulla politica di oggi, sul reale interesse nel risolverla davvero. I lettori che vogliono esprimere la propria opinione o dialogare con noi possono scrivere a lettere@collettiva.it.


Chi vorrebbe risolvere la questione meridionale? Proprio nessuno, ve lo dico io. E se al parlamento arriva qualche deputato del Sud che ha una mezza idea per risolverla, ci sono mille mezzi coercitivi affinché si tolga presto questo pensiero.

Spesso mi domando addirittura, com’è stato possibile in un marasma che tutto pensa fuorché alla buona politica (politica= dal greco “arte di governare”), quella per la gente che ogni tanto sia nato un uomo con buoni propositi politici che è andato fino in fondo e restando sulle sue convinzioni, sbagliando pure qualche volta. Uomo di altri tempi? No, solo uomo onesto. E ce ne sono stati, indipendentemente dal colore politico. Penso a La Pira, Pertini, e pochi altri.

È ormai consolidato che il disagio, la miseria, la disperazione di noi meridionali, deve essere senza fine, elementi con cui conviviamo da secoli e perciò sviluppata quell’arte di arrangiarsi che in nessun paese del mondo esiste.

E allora dobbiamo aspettare la nascita di un uomo nuovo, di una specie di messia. Dobbiamo sperare che un nuovo spermatozoo riesca a centrare l’obiettivo primario del Parlamento, magari nato dal popolo e che sappia le vere esigenze del popolo, ammesso che un uomo del popolo riesca ad andare in parlamento, visto il pedigree dei nostri parlamentari di oggi e recenti. Gente di famiglia già potente, ponti fra i loro affari e quelli delle grandi lobby e imprese. Gente di destra, come moltissima gente di cosiddetta sinistra.

Ma studiato a tavolino, il disagio meridionale è meglio che continui, per rendere schiavi del lavoro i terroni che danno braccia alle aziende del nord, oppure arruolarli nelle forze di polizia con stipendi da fame. Tanto se in un’operazione muore un terrone, subito ne viene sostituito da un altro.

La volontà quindi a mio avviso, è quella di non risolverla, e d’altronde uno stato che è stato sempre “politicizzato” nelle decisioni, da forze occulte che l’hanno sempre manovrato, come P2 e organizzazioni criminali a braccetto con gli onorevoli, come può impietosirsi dei propri figli che strascicano invece di vivere degnamente e che diventa carne da macello da impiegare nei più fetenti lavori? O ancora, come può addirittura pensare di accogliere e assistere la persona “umana” che arriva su una zattera dal Mediterraneo? Uno stato non dovrebbe avere premura di sollevare gli indigenti, e di qualsiasi colore siano?

Ne aveva addirittura tenerezza per i poveri, Pepe Mujica, perché dal popolo veniva e ne capiva le esigenze, ma soprattutto ce l’ha fatta ad arrivare a capo del suo stato. Il presidente povero che non ha mai approfittato dei privilegi del presidente della repubblica (stiamo parlando di quella uruguaiana), un presidente che se italiano, si che avrebbe voluto risolvere la questione meridionale, e l’avrebbe fatto con il suo mezzo primario: l’onestà. L’onesta verso sé stessi di non approfittare di un ricco stipendio e dei tanti privilegi e benefici riservati soprattutto al presidente e ai parlamentari “onorevoli” italiani. Ma una persona in Italia come Mujica è ancora un sogno.

Allora io vedo che parlano come il popolo, solo alcuni “movimentucci” deframmentati di sinistra, alcuni più estremi (ma senza violenza), ed altri più vicini ai partiti o sindacati canonici di quella sinistra che vorrebbe ancora sentirsi chiamare tale. Ma con tutto l’impegno, non vedo grandi speranze affinché realizzino qualcosa, perché appunto ognuno va per il suo verso senza formare una forza di unione che contrasti o porti al parlamento una sua delegazione, perché rappresenti un vasto numero di persone. Ognuno di questi rispettabilissimi movimenti, resta chiuso nel suo credo, ma a crescere insieme agli altri, manco a pensarci (ci ho provato a farli dialogare, ma senza risultato).

Come dire, ognuno che aspetta nel suo luogo anche da 40 anni, che la sua idea forse davvero irrealizzabile, diventi reale, e non vogliono conoscere quelli del movimento vicino per questione di orgoglio, e allora aspettano ancora come comunisti seduti ai banchi dell’asilo.

E allora che dire, aspettiamo altri 40 anni, e se la questione meridionale non è stata ancora risolta da secoli, che vorrete che siano ancora 40 anni da aspettare?

Operaio Renzo