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Oggi, a Roma, si è tenuta la conferenza unitaria dei sindacati della casa nazionali per accendere i riflettori sulle politiche abitative. Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini hanno presentato i dati sulla precarietà abitativa per lanciare un appello al Governo e cercare interlocuzione finalizzata a una pianificazione degli interventi più urgenti da attuare in vista della scadenza dell’ultimo blocco degli sfratti previsto per il 31 dicembre. Sono circa 70.000 gli sfratti pendenti dal 2019 (differenza tra richieste di esecuzione ed eseguiti con l'ausilio della forza pubblica), 32.000 nel 2020 e altri 40/50.000 stimabili nel 2021. Per un totale di 130/150.000 sfratti, eseguibili nel 2022.
"Cifre da capogiro, se consideriamo la ripresa dei licenziamenti e la mancanza di stanziamenti per arginare la morosità incolpevole. A fronte della marea di sfratti che rischia di travolgere migliaia di famiglie nella prossima legge di Bilancio, al momento, infatti, non è previsto alcun stanziamento per il contributo all’affitto e per la morosità incolpevole a partire dal 2023, nel Pnrr manca l’indicazione politica per l’incremento di alloggi popolari, gli unici che potrebbero rispondere alle esigenze delle famiglie ormai ridotte allo stremo e impossibilitate a reperire un alloggio sul libero mercato", rilevano i sindacati.
"Il dramma della sofferenza abitativa in Italia è reale e non può essere lasciata a una sorta di conflitto tra inquilini e proprietari. Latitano le istituzioni, a cominciare dallo Stato e dalle Regioni, che hanno prima di chiunque altro il compito di realizzare una politica sociale della casa. Gli interventi che i sindacati inquilini hanno oggi illustrato disegnano con precisione i passi necessari affinché quei nodi vengano finalmente affrontati con misure strutturali", concludono le sigle degli inquilini.