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Il Covid nelle Marche ha colpito duro il mondo del lavoro. Secondo l’Ires Cgil, che ha elaborato i dati Inps da aprile a giugno 2020, le aziende regionali hanno assunto solo 29.327 persone, il 56,2% in meno rispetto all’anno precedente. Si sono persi soprattutto i lavori a termine e quelli precari, passati da 24.236 a 9.461, - 61%. Ma il crollo ha riguardato anche le assunzioni a tempo indeterminato: -54,5%. Nonostante tutto, però grazie allo stop ai licenziamenti, le cessazioni sono state solo 27.399 (-41,2%), e il saldo assunzioni–cessazioni è positivo (+1.928).
Un colpo al cuore inferto a un sistema industriale già in grave difficoltà da anni. “I dati più recenti - afferma infatti la segretaria generale della Cgil regionale Daniela Barbaresi - confermano le nostre preoccupazioni per le prospettive della regione. Anche lo Svimez ha certificato che tutti gli indicatori sono in calo e al di sotto della media nazionale. Assieme alla questione settentrionale e quella questione meridionale, insomma, c’è una questione relativa al centro Italia”.
A soffrire, in questo difficile 2020, sono stati specialmente i giovani e le donne, “e il sistema manifatturiero – aggiunge ancora Barbaresi –, che ha perso 20.000 dipendenti”. Tutto questo per la Cgil “segnala la debolezza è la poca qualità del sistema marchigiano, che ha cercato negli anni scorsi di competere soprattutto abbassando i costi, a partire dal costo del lavoro”.
Nel nuovo anno quindi, per il sindacato “è fondamentale che non si sprechi l'occasione delle risorse messe in campo della progettualità nazionale ed europee”. Ma bisogna fare presto, nonostante manchi del tutto “l’interlocuzione con la nuova giunta regionale”.