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Il dibattito che ha riguardato gli organici delle forze dell’ordine nel nostro Paese non è mai stato molto competente spesso è stato anzi fuorviante tanto da aver prodotto lo “scellerato” transito del corpo forestale dello Stato nell’arma dei carabinieri. Anche l’aver paragonato l’Italia ad altri Paesi, nella fattispecie a quelli Nord Europei in rapporto alla presenza numerica delle forze dell’ordine rispetto alla popolazione, ha sempre avuto poco senso soprattutto se si dimentica che l'Italia ha, purtroppo, il più alto numero di mafiosi in servizio permanente al mondo.
Ciononostante, da oltre 15 anni la politica ha, pian piano, ridotto il turn over di poliziotti, carabinieri, finanzieri e penitenziari di oltre il 50% portando, per la sola Polizia di Stato, le 117.291 unità del 1989 alle attuali 99.781 con un elemento significativo: - i poliziotti italiani sono i più vecchi d’Europa, è infatti di oltre 48 anni l’età media anagrafica dell’attuale personale; - per soddisfare le esigenze lavorative connesse alle vecchie e nuove emergenze quali, per esempio, l’emergenza da Covid 19, non ci si è vergognati ad incrementare il numero dei servizi in regime di lavoro straordinario la cui retribuzione base è pari, se non inferiore, alla misura della retribuzione oraria ordinaria.
Ciò significa lavorare peggio perché di meno e più anziani (-17.510 operatori) con carichi di lavoro moltiplicati e con risicate risorse economiche che stentano ad incrementarsi a causa dei prolungati blocchi dei contratti e del tetto salariale. Anche gli attuali 99.781 lavoratori della polizia saranno presto destinati a ridursi ancor più e sempre più rapidamente considerato che tra il 2022 e il 2024 lasceranno la polizia per raggiunti limiti di età ulteriori 14.000 assistenti, sovrintendenti e ispettori nonché direttivi che non potranno essere assorbiti dalle sole 1.000 nuove aliquote annue di personale ad oggi previste e rallentate nelle procedure assunzionali a causa del Covid, ragionamento che vale per carabinieri, finanzieri e per i poliziotti penitenziari.
Cosa significa? Che diminuiranno i servizi resi alla collettività sia come numero di pattuglie sia come presidi di legalità, vedasi la riduzione di ulteriori 23 posti di polizia tra distaccamenti della polstrada e posti di polizia ferroviaria o di frontiera. Siamo così riusciti , man mano, a ridurre il personale di polizia e di tutte le forze dell’ordine in un Paese dove corruzione, malaffare e criminalità organizzata progrediscono accrescendo sempre più il proprio volume di affari che “sovrasta” enormemente il Pil nazionale senza parlare dell'exploit previsto anche in tempo di pandemia.
Cosa fare? Lo ripetiamo da mesi, occorre un piano straordinario di assunzioni che preveda l’immissione di giovani leve per un “mestiere” che non possono svolgere dei sessantenni per quanto bravi o capaci. Di innalzare obbligatoriamente l’età pensionabile, come nel 2014, non se ne parla soprattutto adesso che ci rendiamo sempre più conto della vulnerabilità dei nostri over 55 che è impensabile vedere ancora oggi in servizio su strada senza un necessario quanto dovuto ricambio generazionale.
Il contratto è importante per migliorare le condizioni di vita e di lavoro del nostro personale e ci auguriamo di poterlo firmare al più presto ma anche beneficiare di rapide assunzioni significa manlevare il personale che lavora su strada o negli uffici che, anche in tempi di pandemia, ha assicurato e continua ad assicurare indispensabili servizi per tutta la collettività in particolare per quelle più fragili.
Daniele Tissone è segretario generale del Silp Cgil