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"Grazie al nuovo modello dell'economia circolare, possiamo pensare di ridurre gli scarti, i rifiuti e anche i consumi, passando quindi da un'economia 'usa e getta' a un modello destinato a utilizzare le risorse senza disperderle nell'ambiente dopo il loro uso. Una produzione dove le parole chiave diventano riuso e manutenzione, quindi riparazione e riprogettazione e infine chiusura del ciclo, in un'ottica a medio e lungo termine, coinvolgendo tutti gli attori, a comincaire dai cittadini". È quanto ha affermato Grazia Barberio, ricercatrice Enea, oggi ai microfoni di 'Economisti erranti', la rubrica di RadioArticolo1.
"Il modello di una nuova economia che piano piano si sta pensando d'introdurre anche nel nostro Paese - ci sono indicazioni europee che spingono in tal senso - potrebbe essere un modello che, oltre ad avere un utilizzo dell'ambiente molto meno predatorio e più rispettoso, potrebbe essere più consono anche ai fini di una riduzione delle diseguaglianze tra abitanti del pianeta. Dunque, innanzitutto ci deve essere la prevenzione, quindi ciascuno di noi può ridurre la produzione di rifiuti, che si ripercuote anche a livello industriale e secondariamente esiste il recupero in primis di materia e successivamente di energia dagli scarti. Dalla gestione integrata dei rifiuti, un ente di ricerca come l'Enea sta mettendo a punto tecnologie per migliorare la vita dei singoli cittadini. Ma non c'è solo la tecnica, occorre anche una trasformazione culturale verso questo nuovo modello, che pian piano sta avvenendo in tante imprese e anche nelle pubbliche amministrazioni. Ad esempio, un altro strumento per fare economia circolare può essere l'applicazione degli appalti pubblici verdi, dove già s'integrano alcune norme che si basano sui principi della sostenibilità. Perciò, il modello è senza dubbio complesso, di difficile attuazione e necessita di azioni multiattoriali e multisettoriali. La problematica è ben complicata va affrontata sotto ogni punto di vista", ha spiegato la ricercatrice.
"La trasformazione culturale implica un cambio di comportamento che ciascuno deve mettere in campo, così come le imprese, le pubbliche amministrazioni, i decisori politici, ma anche il singolo cittadino nella propria vita quotidiana. La trasformazione s'indirizza attraverso la formazione e l'informazione nei canali più adeguati. Per esempio, adesso ci sarà una legge sull'educazione civica e ambientale: di sicuro, ocorre insistere affinché questi temi vengano portati nelle scuole, perché è proprio puntando sui giovani che possiamo sperare di avere un effetto evidente e quindi anche una mobilizzazione e sensibilizzazione. Nello stesso tempo, è fondamentale un'informazione a 360 gradi. Su questo, ad esempio, noi portiamo avanti dei progetti Smart community, volti alla partecipazione attiva del cittadino che utilizza diversi strumenti di ottimizzazione e valorizzazione delle risorse. L'altra parte decisiva è che il cittadino abbia questi strumenti, quindi la possibilità di creare orti verdi, di avere cassette dell'acqua, tutte cose che possono ridurre gli impatti climatici e la produzione di plastica, supportati poi da una serie di autorizzazione e di percorsi facilitati in ambito comunale, anche in interazione con i gestori ambientali stessi. Ancora una volta, il dialogo deve essere alla base di tutto", ha concluso Barberio.