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Tutelare la posizione assicurativa del lavoratore. Questo il concetto cardine sul quale è stata impostata la discussione del convegno organizzato dall’Inca Cgil a Roma lo scorso 15 novembre. Il messaggio principale del patronato è che “le irregolarità delle posizioni assicurative previdenziali hanno un impatto significativo sia sulla misura delle pensioni sia sul raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento e le eventuali inadempienze da parte del datore di lavoro non possono ricadere sui lavoratori”. “Negli ultimi anni – ha detto nella relazione di apertura Anna Maria Bilato, componente del collegio di presidenza dell’Istituto, dopo il saluto registrato del presidente Michele Pagliaro, impegnato in queste ore in Australia nell’ambito del congresso del sindacato mondiale – registriamo uno smantellamento dei fondamentali che finora hanno regolamentato la gestione della posizione assicurativa. Nostro compito è quello di salvaguardare il diritto del lavoratore a vedersi accreditata e regolarizzata tutta la contribuzione dovuta dal datore di lavoro o dal committente, a fronte della sussistenza di un rapporto di lavoro”.
(Il podcast della relazione introduttiva di Anna Maria Bilato del collegio di presidenza dell'Inca Cgil - in foto qui sotto)
Proprio sui concetti di integrità ed esigibilità della posizione assicurativa si sono concentrati gli interventi che si sono alternati dal palco, cuciti tra loro dall’avvocato Amos Andreoni, chiamato a moderare il dibattito. Tra le altre relazioni citiamo quelle di Cristian Ferrari, segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, presidente del Civ dell’Inps, ed Ezio Cigna, Cgil nazionale.
“L’obiettivo del patronato della Cgil – si legge sul sito dell'Inca (QUI) – è quello di sensibilizzare e attirare l’attenzione delle Istituzioni e degli Enti competenti alla vigilanza, Inps e ministero del Lavoro in primis, affinché sia garantita l’integrità della posizione assicurativa sotto tutti gli aspetti per l’intera vita lavorativa. Un diritto che la Cassazione, dopo decenni di giurisprudenza acquisita in tal senso, ha ricondotto in perimetri ben più ristretti, negando l’accredito della contribuzione omessa e non prescritta nel corso del rapporto assicurativo e negando altresì l’automaticità delle prestazioni ai cosiddetti co.co.co, non ritenendoli lavoratori subordinati al pari della generalità dei dipendenti, contraddicendo numerose sentenze di segno diametralmente opposto”.