«Fronteggiare un’emergenza straordinaria come quella che stiamo affrontando richiederebbe il massimo coordinamento tra sanità pubblica e privata, con l’obiettivo di sfruttare al massimo tutte le risorse umane, professionali e infrastrutturali disponibili. La situazione che si è venuta a creare al Città di Udine, comune anche ad altre realtà della regione, denota invece un’evidente mancanza di governo del sistema e di coordinamento tra pubblico e privato». È quanto sostiene la segreteria della Cgil Friuli Venezia Giulia, con la responsabile sanità e welfare Rossana Giacaz, in seguito a quanto denunciato dai vertici del gruppo Città di Udine, dove è ferma la maggior parte dei dipendenti. «Troviamo sconcertante – dichiara ancora Giacaz – che di fronte a questa emergenza i due sistemi non si parlino e che il pubblico non sia in grado di utilizzare, sotto la sua guida, tutte le risorse disponibili nell’obiettivo di combattere e fermare l’epidemia».
Sulla stessa linea il segretario della Cgil di Udine Natalino Giacomini: « In una situazione come questa, segnata da un enorme fabbisogno di personale sanitario, troviamo inaccettabile – dichiara – che ci siano fermi decine di medici e infermieri già attivi sul territorio e strutture sottoutilizzate. La mancanza di una regia è evidente, tanto più in una rete di emergenza che avrebbe bisogno di essere potenziata non soltanto negli ospedali, ma anche sul territorio, a partire dalle case di riposo, che sono probabilmente il fronte più critico».
Sul caso, infine, la Funzione Pubblica di Udine denuncia l’assenza di risposte da parte del gruppo alle ripetute richieste di un incontro per discutere della situazione dei lavoratori. «Incontro – dichiara il segretario provinciale della categoria Andrea Traunero – che il sindacato sollecita da tempo».