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“È evidente che truffe e raggiri in materia di incentivi per l’edilizia ci sono stati e che, quindi, alcune soluzioni forti siano necessarie per fermare le frodi e la 'mala edilizia', ma occorre buonsenso però da parte di tutti”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, in relazione alle polemiche di questi giorni sugli effetti dell’articolo 28 del decreto Sostegni-ter che impedisce la successione di cessione dei crediti connessi ai vari bonus edili.
“Da un lato non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca - prosegue Genovesi - dall’altra però dovrebbe essere interesse prima di tutto delle aziende serie la qualificazione delle imprese, il controllo effettivo sull’avvio dei cantieri così come la selezione rigorosa degli intermediari finanziari abilitati.”
Per la Fillea “vanno evitati allarmismi su crolli occupazionali, cose che non hanno fondamento, con numeri dati che non stanno né in cielo né in terra. Il settore già adesso non riesce a soddisfare la domanda di operai e tecnici per i vari interventi connessi alle ristrutturazioni e migliaia di contratti relativi a cantieri, soprattutto condominiali, già da prima del Sostegni-ter non riuscivano a partire. Dall’altra parte servono norme di buon senso volte a verificare preventivamente che i soldi pubblici e relativi crediti possano anche essere ceduti ad un secondo livello, selezionando però prima i vari soggetti finanziari”.
Al riguardo la Fillea Cgil propone “due cose semplici che potrebbero aiutare molto, sia a garantire maggiore trasparenza e legalità, sia ad evitare infortuni, lavoro irregolare, dumping. Da un lato occorre prevedere, come proposto recentemente dal Ministro Orlando con il consenso di tutte le parti sociali del settore, che per beneficiare di qualsivoglia incentivo per i lavori edili sia obbligatorio rivolgersi ad imprese che applichino il Ccnl edile".
In questo modo - spiega Genovesi - oltre a garantire più sicurezza, formazione e giusti salari, si potrebbe verificare con un semplice “click” – attraverso le banche dati già esistenti presso Inps, Inail e casse edili – che l’azienda esista, abbia comunicato con notifica preliminare il cantiere specifico dove opererà, abbia dei lavoratori dipendenti, cioè che non si è in presenza o di un’azienda nata sulla carta per emettere fatture o di un cantiere inesistente”.
Dall’altra parte, dopo questa verifica su azienda e cantiere esistenti “si deve riconoscere la possibilità di successive cessioni dei crediti solo a soggetti finanziari o grandi aziende fornitrici riconosciuti attraverso un Albo specifico, sottoposto a vigilanza (Agenzia delle Entrate e/o Banca di Italia), con requisiti finanziari e di trasparenza rigidi. Questo al fine di non indebolire la principale leva, la cessione del credito appunto, che tra le altre cose permette anche a soggetti sociali deboli, persone con poca capienza fiscale, di accedere alla riqualificazione della propria casa, risparmiare sui costi energetici e rendere le nostre città più belle e sostenibili.”
Per questo dalla Fillea parte la richiesta urgente al Governo di “convocare immediatamente un tavolo con i soggetti interessati, a partire dalle associazioni delle imprese e alle organizzazioni sindacali dell’edilizia”.