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Fanno una grande fatica a trovare casa, per i costi eccessivi, perché le condizioni degli appartamenti sono inaccettabili e perché in alcune città prendere in affitto una camera è davvero una chimera. Per la maggior parte dei fuorisede la ricerca dell’alloggio è una corsa a ostacoli, in alcuni casi diventa un’impresa impossibile, situazione che mette in discussione lo stesso diritto allo studio per gli 830 mila ragazzi e ragazze (dati Miur) costretti a spostarsi per studiare.
Sono alcuni dei risultati della prima ricerca nazionale realizzata dall’Udu, Unione degli universitari, con il supporto di Sunia e Cgil, “Emergenza fuorisede”: 20 mila risposte raccolte in tutta Italia nell'ambito dell'indagine "Senza casa senza futuro" sulla situazione di affitti, bollette, alloggi pubblici, spese, in 34 città. Uno spaccato del disagio abitativo che in Italia colpisce oltre alle famiglie anche gli studenti.
Bergamo, Padova, Bologna, Milano, Napoli e Roma sono le sedi dove le case sono praticamente introvabili, seguite da Torino, Firenze, Cagliari, Parma, Ferrara, Venezia, Pavia, Messina, Palermo, Perugia Siena. Tra i principali problemi, oltre ai canoni inaccessibili (52 per cento) e le condizioni fatiscenti degli immobili (42 per cento), ci sono gli annunci falsi (30 per cento), le discriminazioni di genere (13 per cento) e persino gli atteggiamenti razzisti dei proprietari (4 per cento).
Nonostante gli sforzi e le spese sostenute, gli studenti vivono comunque lontano dalla sede delle lezioni: il 95 per cento a 2 ore e solo il 24 per cento a 15 minuti, per le condizioni dell’appartamento o per i costi inaccessibili (37 per cento dei casi), per la mancanza di un’abitazione disponibile (8 per cento).
Dall’indagine dell’Udu emerge anche che la pratica del nero, molto diffusa in passato, oggi è limitata al 5,5 per cento dei casi, quota che supera però la soglia del 20 per cento a Napoli e Catania, del 15 a Benevento e Palermo, mentre a Messina è intorno al 10. D’altra parte i proprietari non si fidano: il 30 per cento chiede ai genitori di farsi da garanti del contratto, il 2-3 per cento vuole un fideiussione bancaria. Il 56 per cento degli affitti è a canone concordato, il 23 a canone libero.
La nota dolente, i costi: per una stanza singola si spendono in media 350 euro al mese, che diventano 430 se si aggiungono bollette e spese condominiali. Le più care sono risultate Milano con 550 euro, Bologna e Roma con 410, Padova con 390 euro. La doppia costa meno, sì, ma solo del 20 per cento circa: le media nazionale è intorno a 280 euro.
"Sono cifre assurde, dovute un’offerta che non regge il passo con la domanda e che sono quasi impossibili da sostenere per una famiglia media - dichiara Simone Agutoli dell'Udu -. Il risultato è duplice. Da una parte, molti studenti rinunciano a studiare per i costi eccessivi, le condizioni degli alloggi e la carenza di soluzioni. E chi decide di trasferirsi lo stesso, si orienta sempre di più verso la camera doppia".
Visto il livello dei canoni, non è un caso che il 30,1 per cento degli intervistati abbia risposto che si trova in seria difficoltà economica e che il 35,6 lamenti difficoltà anche se non gravi. Le città con i dati più allarmanti risultano essere Roma, Napoli, Viterbo, Messina, Teramo e Siena, ma preoccupa anche la situazione a Perugia, Torino, Milano, Lecce e Parma.
“Per affrontare l’emergenza fuorisede che la nostra ricerca evidenzia molto chiaramente, è necessario un fondo nazionale ad hoc da 100 milioni di euro – sostiene Simone Agutoli dell’Udu -, da erogare immediatamente ad atenei e regioni. Inoltre, occorre garantire e potenziare le borse di studio, con almeno 300 milioni per assicurare la copertura totale degli idonei. Intervenire sulla leva fiscale e sulla regolamentazione, limitando e disincentivando le locazioni turistiche brevi, il canone ordinario e lo sfitto, vero o fittizio che sia. Crediamo poi che il Pnrr debba andare a garantire posti letto accessibili anche agli studenti più bisognosi. Su questo non ci arrendiamo e chiederemo conto del lavoro svolto dal governo all’incontro con la ministra Bernini”.