Il Comune di Trieste ha rifiutato di dare il proprio patrocinio alla festa per l’ottantesimo anniversario dalla Liberazione affermando che è “alquanto pleonastica” la richiesta di adesione arrivata dal Comitato 25 aprile, attraverso il presidente dell’Anpi, Fabio Vallon, che prevedeva un patrocinio non oneroso. La risposta l’ha inviata la responsabile di posizione organizzativa del Municipio con una lettera intitolata “Comunicazione di diniego alla domanda di patrocinio”, nella quale si afferma che la giunta comunale ha dato parere negativo alla richiesta. 

Nella missiva municipale si procede citando elementi puramente storici, motivando la scelta con il fatto che la festa della Liberazione è già una ricorrenza nazionale. Il Comitato 25 aprile, al quale partecipa anche la Cgil triestina, chiede un modo diverso di celebrare la ricorrenza della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, perché “nel corso degli ultimi anni, durante la ricorrenza, nessuno spazio è stato dedicato alle iniziative della cittadinanza e si è assistito invece a un cristallizzarsi di una sempre più ingessata ritualità”.

Il Comitato però non si arrende. Il segretario generale della Cgil Trieste, Massimo Marega, dopo un incontro in Prefettura, ci fa sapere che il Comitato preparerà un corteo che partirà da un monumento dei caduti e arriverà fino alla Risiera di San Sabba. Quindi passa a raccontarci perché tutto ciò sta accadendo a Trieste. 

La storia e le sue letture 

“A Trieste c'è una situazione, dal punto di vista storico, un po’ più complicata rispetto ad altre città italiane – dice Marega –  perché nel confine dell’altro Adriatico, a partire dalla questione dell'esodo e delle foibe, non vi è necessariamente una memoria condivisa. Quindi ci sono sensibilità diverse all’interno delle comunità”.

Marega evidenzia che “negli ultimi anni abbiamo visto una serie di processi che vanno in una direzione sostanzialmente di pacificazione rispetto a questo territorio, ma abbiamo però una giunta di destra da due decenni e una parte della destra i conti con la storia non li ha ancora fatti. Noi abbiamo posto un tema politico alla giunta e al sindaco, soprattutto in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione: noi vogliamo uscire da una logica di commemorazione, vogliamo poter festeggiare, perché al di là delle sensibilità che sono presenti sul territorio, è un tema diverso rispetto a quello storico".

Un Comitato per la Liberazione

Il Comitato ha quindi chiesto la regia del Comune, non solo quest'anno, ma durante tutto l’anno, come anche ha chiesto quali iniziative l’amministrazione voglia mettere in campo dal punto di vista culturale e delle veicolazioni delle questioni valoriali legate alla Resistenza e alla nostra Costituzione. È stato predisposto il percorso su tre livelli istituzionali, con Prefettura, Questura e Comune di Trieste, “ma quest’ultimo non mette in campo alcuna iniziativa, se non la commemorazione in Risiera: è chiaro che sia una scelta, perché non lo stesso hanno fatto con la strage delle foibe”.

Per questi motivi è stato costituito il Comitato XXV Aprile. “È composto da una trentina di associazioni, compresa la Cgil, mentre non hanno aderito Cisl e Uil. Abbiamo costruito un calendario molto fitto dal primo gennaio al 31 e lo abbiamo presentato al Comune che ha predisposto un pieghevole, ma non ha messo nulla sul tappeto”, spiega il sindacalista.

Per la Festa della Liberazione “abbiamo individuato nel rione operaio di Trieste, Campo San Giacomo, la zona dove fare la festa. Abbiamo richiesto il patrocinio politico del Municipio, usando le parole pronunciate dal presidente Sergio Mattarella, e dopo 30 giorni di attesa ci è arrivato il diniego con motivazioni che hanno dell'incredibile. È chiaro che questo è un atto politico grave. Preciso che l’assessore alla Cultura era inizialmente favorevole, ma Fratelli d’Italia sostanzialmente decide che in questa città non si deve dare nemmeno il patrocinio, ma noi il corteo lo faremo”.

Non solo celebrazioni 

Il Comitato XXV Aprile ha anche deciso che saranno predisposte delle mozioni da portare in Comune e in Regione, che solleciterà le strutture nazionali e che scriverà una lettera al capo dello Stato, Sergio Mattarella, perché “si deve parlare del processo di pacificazione. Non chiediamo patenti di antifascismo, però Trieste ha il diritto di festeggiare la liberazione dall’unica dittatura che questa Repubblica abbia conosciuto”.

Vi è anche tutta una serie di proposte, che va da dare una copia della Costituzione in italiano e sloveno all'interno delle scuole, al predisporre una sorta di Museo e Parco della Pace, al dare spazio ad attività artistiche, come l’affidamento di murales ai ragazzi della scuola edile perché vengano raffigurati, ad esempio, i valori della Resistenza e molto altro.

C’è poi anche la questione della Risiera di San Sabba, dove ogni anno avvengono le celebrazioni nazionali: “L’area è stata militarizzata ed è diventata di difficile accesso, con un irrigidimento delle procedure per entrare. Sembra di essere in uno stadio che vogliono proteggere dagli ultras, mentre ci sono solamente persone che vogliono andare a una cerimonia di commemorazione, magari a posare un fiore”.

“Noi siamo determinati a riprenderci il giusto spazio – conclude Marega – perché da troppo tempo la destra imperversa e noi abbiamo una bella rete che comprende anche i giovani, gli studenti e questo è importante perché i valori della Resistenza devono essere veicolati anche rendendoli attuali”.