Pare che già gli etruschi, migliaia di anni fa, lo avessero battezzato Tarsminass, “quello che si asciuga”. Perché da sempre il lago Trasimeno vive oscillazioni importanti del livello delle sue acque. Non è un lago profondo, ufficialmente al massimo raggiunge i 6 metri, ma probabilmente è una stima generosa. Fatto sta che nel 2022 il quarto lago d'Italia, con i suoi 54 chilometri di perimetro, ha vissuto una delle più gravi crisi idriche della sua storia, scendendo nel periodo estivo di 155 centimetri sotto lo zero idrometrico: un metro e mezzo in meno, su una media di poco più di 4 di profondità.
Ora che siamo a novembre la situazione non è praticamente cambiata. D'altronde, un ottobre anomalo come quello appena concluso, non ha fatto altro che aggravare la situazione, non solo al Trasimeno, ovviamente, ma in tutta Europa. L’European Drought Observatory a fine ottobre indicava che il 23% del continente è ancora in una situazione di grave siccità. Una mappa dell'Irpi (Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica) mostra chiaramente la situazione di emergenza che permane nel nostro Paese.
E allora cosa succederà al lago Trasimeno la prossima estate? L'attuale livello delle acque, già ai minimi storici, potrebbe calare ulteriormente? E cosa potrebbe accadere nel medio periodo se questi fenomeni estremi, come avvertono gli scienziati del clima, dovessero intensificarsi? E con quali conseguenze sul tessuto sociale e sull'economia del territorio? Sono domande che è, non solo legittimo, ma opportuno porsi. Domande che saranno al centro di un'iniziativa promossa dalla Cgil di Perugia dal titolo “Transizione Trasimeno”, un'iniziativa che punterà a riattivare il dibattito sulla crisi idrica, sociale ed economica del territorio lacustre. Dibattito che appare al momento inspiegabilmente assente nei livelli istituzionali locali e nazionali.
Intanto, il lago Trasimeno si è aggiudicato un posto nella “Guida turistica ai deserti d’Italia”, provocazione del fotografo Gabriele Galimberti, che ha immortalato una spianata brulla, dove prima c'era l'acqua: “Emblema di un inaridimento progressivo e che promette di aumentare”. Vengono in mente allora le parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che proprio in questi giorni, aprendo la Cop 27 di Sharm El-Sheikh, ha detto: “Siamo su un’autostrada diretti verso l’inferno climatico, con il piede sull’acceleratore”. Un'autostrada che a quanto pare rischia di passare anche sopra un luogo meraviglioso e unico come il lago Trasimeno.
Nel minidoc che vi proponiamo qui sopra abbiamo provato a documentare la situazione del lago, attraverso alcune testimonianze di chi vive “con i piedi nell'acqua”, per cercare di stimolare una riflessione sulla necessità di una presa di coscienza e di una risposta straordinaria a una situazione oggettivamente straordinaria. Il cambiamento climatico non è qualcosa di astratto e lontano e il “lago che si asciuga” rischia di esserne una testimonianza diretta.