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“La prospettiva della rete unica è una proposta che il sindacato avanzò già tre anni fa. Quindi, per noi, il problema oggi non è la rete unica, ma lo scempio che si sta compiendo su Tim”. Lo afferma il segretario generale Slc Cgil, Fabrizio Solari.
Secondo il dirigente sindacale: “Si sta cancellando una delle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese, creando una gravissima asimmetria rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, dove gli ex ‘incumbent’ nazionali, verticalmente integrati, pensano a un processo di consolidamento per crescere e competere nel mondo globalizzato”.
“Lo 'spezzatino' di Tim - aggiunge il sindacalista - rischia di generare, invece, una società della rete più simile all’Anas che a una moderna impresa di telecomunicazioni, mentre il segmento servizi, visto il carico di debiti e di costi generali che avrà in dote, dovrà affrontare una competizione difficilmente sostenibile nell’asfittico mercato nazionale, con il forte rischio di pesanti ricadute occupazionali”.
“La ragione addotta per la separazione - sottolinea il leader Slc - è che genererebbe valore, ma a suo tempo la moltiplicazione dei pani e dei pesci richiese un miracolo. Davvero, quindi, non si capisce il motivo per cui, con l’attuale capitalizzazione di Borsa, per comprare l’intera Tim basterebbero quattro miliardi, mentre Cassa depositi e prestiti e soci per comprarne solo un pezzo (la rete) dovrebbero sborsare fra i 20 e i 30 miliardi. Visto che nell’operazione è impegnata un’azienda pubblica, mi aspetto che il governo voglia fare chiarezza”.