Se volete toccare con mano gli effetti nefasti del neoliberismo fatevi un giro al polo chimico di Terni: 90 ettari di capannoni industriali, attraversati da strade, ferrovie e lunghissime condotte per il vapore e l’acqua. Pochi metri dopo l'ingresso si incontrano due grandi edifici, ormai quasi diroccati.
In quelle stanze, oggi vuote e decadenti, ha preso forma un premio Nobel, quello assegnato a Giulio Natta per le sue scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri, l’unico Nobel mai vinto da uno scienziato italiano in questo campo. Correva l'anno 1963, dalla scoperta di Natta l’industria della plastica trasse un impulso straordinario e con essa il polo chimico di Terni che arrivò a impiegare negli anni ’80 oltre 3000 lavoratori.
Oggi ne restano circa 300, tra diretti e indiretti. In mezzo ci sono gli spacchettamenti, la frammentazione, le delocalizzazioni delle multinazionali, l’ultima delle quali ha cancellato Treofan, azienda che da 60 anni produceva film in polipropilene, ovvero la plastica con cui avvolgiamo alimenti, medicinali o sigarette.
Nessuna crisi alla Treofan, ma una “scelta di mercato” degli indiani di Jindal, che nel 2018 acquisiscono un concorrente, evidentemente scomodo, con il chiaro intento di chiuderlo. Risultato: un altro capannone svuotato, impianti fermi e 150 famiglie senza lavoro. Una storia troppo simile a quella scritta appena 10 anni prima dagli americani di Basell e a tante altre storie simili, con istituzioni locali e governi ridotti al ruolo di meri spettatori delle "dinamiche del libero mercato”.
Eppure, anche grazie alle mobilitazioni e alle "resistenze" di lavoratori e sindacato, il polo chimico di Terni è ancora una grande area industriale, con infrastrutture e servizi al suo interno, persino una centrale termoelettrica, e dunque con grandi potenzialità da esprimere nel solco di una chimica che nel frattempo ha fatto un salto generazionale, nella direzione della sostenibilità ambientale e dei bio-materiali.
Ecco perché, come sostiene la Filctem Cgil, la reindustrializzazione di Treofan è un passaggio chiave per il futuro dell’intero polo chimico. Per cominciare a invertire quella tendenza di mancato governo dei processi industriali sul territorio che ha portato ad un passo dalla desertificazione.