A Spino d'Adda nuova vita a un bene confiscato alla mafia. È dura a morire la convinzione che le mafie siano una piaga che affligge solamente il sud del nostro Paese, ma da tempo si è scoperto essere una falsa credenza. Anche le regioni del nord, quelle a maggiore industrializzazione, sono interessate da una forte presenza del suddetto genere di criminalità organizzata ed ecco perché in provincia di Cremona troviamo un bene confiscato alla mafia che ha iniziato il suo percorso virtuoso.
La vicenda, il lavoro svolto e le difficoltà affrontate per la riconversione ce le racconta Alessio Maganuco, funzionario della Cgil Cremona, perché anche il sindacato è coinvolto nella gestione di questo bene molto ampio, uno dei tre confiscati alla mafia in questo territorio, e che ora ospita una serie di importanti attività sociali.
Si tratta di 40.000 metri quadri di terreno e di strutture per la produzione agroalimentare che, dopo la confisca per reati d’evasione dei proprietari nel 2013, sono stati affidati nel 2020 al Comune di Spino d’Adda (6800 anime). A sua volta l’amministrrazione municipale l’ha assegnata temporaneamente alla Camera del lavoro territoriale di Cremona, allo Spi Cgil cremonese insieme all’Associazione di solidarietà familiare “Una Casa anche per te Onlus”.
Ed è così che, partendo da un valore simbolico, la tenuta è diventata “un punto di partenza per far sì che il bene confiscato sia luogo che risponda ai bisogni del territorio e sia punto di aggregazione sociale e di contaminazione culturale”.