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"Io dico no". No alle ingiustizie e alle discriminazioni che colpiscono le donne sul lavoro. parola di Silvia Franco, dipendente della Tundo Spa, società che a Taranto si occupa del trasporto disabili. Silvia è stata sospesa dal lavoro 4 mesi fa, è a casa e non riceve lo stipendio. La sua colpa? Aver rilasciato, durante un presidio davanti alla sede della Asl, lo scorso 27 ottobre, una brevissima e civilissima dichiarazione al Tg3 regionale della Puglia, nella quale spiegava le ragioni della protesta, organizzata, in piena pandemia, per chiedere condizioni migliori, il pagamento regolare degli stipendi e dispositivi di protezione individuale all’azienda che da settembre è titolare dell’appalto.
15 secondi fatali, secondo la Tundo Spa, che nella lettera in cui comunicava, lo scorso 6 novembre, il provvedimento alla lavoratrice, giudicava il suo comportamento "contrario ai principi generali di correttezza, diligenza e buona fede espressamente richiesti nello svolgimento dell'attività lavorativa", comportamento con cui “ha causato una gravissima perdita di immagine e di credibilità a livello nazionale per la scrivente società”. Uno stallo paradossale che da quattro mesi lascia Silvia Franco senza risposte e prospettive, nonostante le richieste di spiegazione inoltrate all’azienda per vie legali.
Se tutto ciò non bastasse, sulla vicenda grava anche l'ombra della discriminazione di genere. Considerate le interviste rilasciate, nello stesso servizio televisivo, da altri colleghi che sono stati anche più espliciti, alla fine si è voluto, una volta di più, colpire una donna. "Colpire una donna per mandare un messaggio agli altri 70 dipendenti. Ai miei colleghi dico di non avere paura, di non abbassare la testa: la mia storia ci insegna che dobbiamo andare avanti e continuare a lottare per i nostri diritti". Parola di Silvia Franco. Una donna che, per adesso, resta a casa, senza stipendio, con il marito disoccupato e la difficoltà, sempre più grande, di arrivare alla fine del mese.