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Morto di fatica, dopo un turno in ospedale di 24 ore. Questa è la storia di Giovanni Buccoliero, un medico sessantenne dell'Ospedale Giannuzzi di Manduria, provincia di Taranto, colpito da infarto mentre era in servizio. Secondo fonti Asl, il suo turno sarebbe dovuto cominciare ieri sera alle 21, per concludersi questa mattina alle 7. In realtà, il fatto che sostituisse il primario di Medicina lo aveva portato già nella mattinata di ieri in reparto. L'uomo ha avuto un malore durante il giro di visita dei pazienti. Ha perso i sensi e non si è più ripreso. Nonostante i colleghi presenti lo abbiano tempestivamente soccorso, un infarto se lo è portato via.
Durissimo il commento della Cgil tarantina. "Noi non saremo complici". La realtà è che si va in corsia come in guerra. “La sanità tarantina è al collasso e questa tragica scomparsa conferisce ancora più assurda e insensata violenza a uno scenario da conflitto bellico”, ha detto il segretario della Cgil di Taranto, Paolo Peluso.
“I medici al fronte nei difficili anni della pandemia, oggi allo stremo delle loro forze, pagano ancora con la vita, e con la compressione dei loro diritti una politica scellerata di tagli e precariato in sanità – continua Peluso – e un cittadino, un medico, stressato, stanco, e impossibilitato a riposare, andare in ferie, chiedere un congedo parentale, costretto a turni massacranti, fa male a se stesso, come è accaduto questa notte a Manduria, e potenzialmente rischia di far male ad altri”.
Paolo Peluso non ha dubbi: chi ha competenze per agire lo faccia subito, prima che su quel terreno si registrino ancora perdite o inefficienze. “Una situazione ormai insopportabile che ci deve vedere impegnati in una mobilitazione generale che è tutela del lavoro, ma anche della salute di tutta la comunità. Ecco perché, in attesa delle nuove e indispensabili assunzioni, abbiamo l’urgenza di rappresentare proposte e idee praticabili alla Direzione Generale dell’Asl di Taranto. Se non ci sarà dialogo, ci sarà mobilitazione”.
Un aut aut che la Cgil giustifica con il rischio ormai sempre più imminente di un collasso del sistema. “Ogni reparto viaggia mediamente su una dotazione organica del 50% in meno rispetto al necessario – spiega Peluso –. Ed è impensabile che su quel fronte esposto vengano lasciati medici, infermieri, oss, che cercano di frenare la furia dell’emergenza sanitaria a mani nude e subendo anche l’ira dei cittadini”.
Poi i numeri della fragilità. A cominciare dai luoghi più esposti: i Pronto Soccorso. Al SS.ma Annunziata di Taranto operano 13 dirigenti medici su 30 previsti. Al San Pio di Castellaneta 9 su 20. Al Valle d’Itria di Martina Franca 10 su 20. Speculari le carenze di organico di infermieri, oss e personale di servizio. “Questa emergenza strutturale va finalmente affrontata con coraggio e determinazione – conclude Peluso – se così non sarà non rimarremo inermi. La Cgil non sarà complice”.