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Borse di studio, posti letto, finanziamenti all’università. La ministra Anna Maria Bernini sventola verità, dati e numeri trionfalistici sull’andamento dei nostri atenei, sulla ricchezza delle loro dotazioni. E bacchetta la Crui, la Conferenza dei rettori, dicendo che fa propaganda quando rivolge critiche sui finanziamenti pubblici e sui tagli al fondo ordinario, alla ricerca, alla formazione.
Finanziamenti a tempo
Per gli studenti sono parole al vento, alle quali rispondere punto per punto. Partendo dallo stanziamento definito record di 880 milioni di euro complessivi per le borse di studio per l’anno accademico 24-25: il dato assoluto sembra una cifra consistente, ma da un’analisi più attenta emerge, appunto, la verità.
Poche borse
“Si vuole far passare questa cifra come una grande vittoria, ma in realtà dovrebbe essere la normalità - spiega Noemi Cottone, dell’Unione degli universitari –. L’Italia ha il numero di borse di studio più basso dell’Unione europea. Oggi più del 30 per cento di questo finanziamento è garantito dal Pnrr, che però sta per finire. Una vittoria che rischia di trasformarsi in una tragedia se la legge di bilancio per il 2025 non cambierà”.
Ecco i conti: dei fondi stanziati, 288 milioni vengono dal Piano di ripresa e resilienza, che finisce quest’anno. Nel 2025 quindi il taglio complessivo sarà pari a 322 milioni. Andrà peggio ancora nel 2026, quando si perderanno altri 250 milioni.
“Se non si interviene, la mancanza di risorse stabili porterà già dal prossimo anno accademico ad avere circa 80 mila studenti idonei che non beneficeranno della borsa – aggiunge Cottone -. Con le misure saltuarie messe in campo dal governo non si risolve il problema”.
Tagli ai fondi
Il fondo di finanziamento ordinario 2025 cresce, ha dichiarato la ministra, mentre quello del 2024 ha subito un taglio di soli 178 milioni di euro. Gli studenti ribattono: sarà, ma i rettori si lamentano che per salvare l’università servono almeno 800 milioni e che 78 atenei su 84 hanno ricevuto una riduzione di diversi milioni, mentre quelli che sono rimasti in pareggio lo devono esclusivamente alle valutazioni ottenute sulla ricerca.
Posti letto, obiettivo lontano
Poi c’è il capitolo dei posti letto. "La ministra Bernini ha ammesso che l'obiettivo dei nuovi 60 mila posti letto è ancora ben lontano dall'essere raggiunto - dichiara Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale dell’Udu -. Avevamo già denunciato che questa gestione dei fondi Pnrr sarebbe stata fallimentare, una misura che doveva guardare al pubblico e ai bisogni degli studenti ma che rischiava di essere solo una soluzione spot per riempire le casse dei privati. Il governo si dovrà assumere la responsabilità di quello che sta facendo, l'Italia rischia di perdere 1,2 miliardi di euro".
Il motivo per cui i soggetti pubblici non stanno partecipando alla chiamata del Ministero, denuncia l’Udu, è semplice: i fondi non sono sufficienti per la copertura totale dei costi. Il governo mette 20 mila euro a posto letto, gli altri 70 mila necessari per coprire la spesa resterebbero così a carico degli atenei. “Il risultato è evidente – conclude Bruscella -: il 99 per cento delle richieste pervenute sono di privati, perché università e Comuni non sono stati messi nelle condizioni di poter partecipare”.