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Ci sono le linee guida, è vero. E ci sono gli annunci: un miliardo in più per la scuola che si aggiunge al miliardo e 400 milioni del dl rilancio. Ma non basta: il governo è in netto ritardo per garantire una ripartenza della scuola a settembre in sicurezza e con tutte le risorse e le idee necessarie per una didattica di qualità che non lasci “per strada” i più deboli.
Non è tenero il giudizio della Flc sull’operato dell’esecutivo: “A oggi – spiega Manuela Calza, della segreteria nazionale del sindacato della conoscenza della Cgil – sia gli investimenti finanziari, sia gli aspetti progettuali appaiono del tutto inadeguati rispetto alla posta in gioco”.
È la solita forma di “strabismo”, la stessa che abbiamo visto a proposito della sanità. La scuola è stata un presidio di democrazia, un punto di riferimento coraggioso per alunni e famiglie durante il lockdown, ma poi da qui a trarne le conseguenze con impegni e scelte precise ce ne corre. “Se non partiamo da investimenti adeguati su edilizia scolastica e organici che consentano una ripartenza in sicurezza della scuola e un arricchimento dell’offerta formativa per non lasciare indietro quelli che in questi mesi hanno pagato di più per la didattica a distanza – aggiunge la dirigente sindacale – non si possono tradurre in atti pratici e concreti le affermazioni di principio di questi mesi. Quelle secondo le quali scuola e formazione dovranno essere al centro della ripartenza”.
Per ottenere questi risultati i sindacati invocano un percorso partecipato che coinvolga tutti i soggetti interessati a tutti i livelli: dai tavoli nazionali, fino alle singole scuole con i loro organi collegiali. L’emergenza, insomma, non può restringere gli spazi di partecipazione democratica: sarebbe un paradosso, poi, che ciò avvenisse proprio nella scuola della Costituzione.
A livello nazionale, per quanto riguarda il protocollo per la ripartenza, il confronto è cominciato: “Ma siamo in una fase iniziale – sottolinea la dirigente della Flc – e di fatto già in ritardo rispetto a settembre”. Non è una questione semplice: il protocollo dovrà infatti garantire una cornice generale e unitaria del sistema scolastico nazionale per non abbandonare istituti, insegnanti e presidi a sé stessi: “Ma dovrà essere ovviamente adattabile e articolabile sia alle diverse realtà territoriali sia alle diverse fasce d’età – puntualizza Calza –. Faccio un solo esempio. Si parla di distanziamento tra i banchi, ma alle scuole dell’infanzia come è noto i banchi neanche ci sono. Inutile dire poi che per noi le scuole devono avere i medici competenti e tutti i dispositivi necessari”.
Insomma: investimenti e progettualità che però al momento sembrano latitare. “Torniamo sempre alla solita questione – conclude la segretaria della Flc –: servono risorse che riportino la nostra scuola almeno a livello dei maggiori paesi europei. Per una scuola inclusiva che dia a tutti pari opportunità. A settembre, dopo mesi di didattica a distanza, i fragili saranno ancora più fragili e le distanze sociali e territoriali ancora più marcate”.