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Il governo decide di rimodulare gli stanziamenti per alcune opere inserite nel Pnrr che riguardano i trasporti, e il risultato è che a farne le spese sono le infrastrutture delle regioni del Sud a favore di quelle del Nord. La notizia è stata diffusa dalla stampa, ma già a luglio un parlamentare dell'opposizione aveva denunciato quanto stava accadendo, presentando un’interrogazione parlamentare dopo avere visionato un’informativa del ministero delle Infrastrutture inviata al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica.
Il governo, rimodulando oltre due miliardi di euro, va a penalizzare ancora una volta le aree dove lo sviluppo delle infrastrutture accumula da sempre ritardi. Tra gli esempi di progetti per i quali non sarà possibile bandire le gare entro il 2023 ci sarebbe la velocizzazione della linea Lamezia Terme-Catanzaro e della Sibari-Porto Salvo in Calabria, oltre alla linea ferroviaria Roma-Pescara nella tratta interporti d’Abruzzo-Chieti-Pescara e nella tratta Sulmona-Avezzano, il raddoppio della Falconara-Orte e la chiusura dell’anello ferroviario di Roma (175 milioni).
Per il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, siamo davanti a “un accanimento contro il Sud da parte del governo, che non sta solamente definanziando le opere infrastrutturali del Pnrr, ma va oltre. Pensiamo alla cancellazione delle misure sui beni confiscati alle mafie, che in Calabria incide su una progettazione già avviata. In questo caso la motivazione è la carenza progettuale e la lentezza della burocrazia: non è vero, perché ci sono 60 progetti poi definanziati per dare copertura alla Zes (Zona economica speciale), che però è un progetto senza un’idea di investimenti, di sviluppo, di piani industriali nazionali, quindi per il Mezzogiorno significa non fare niente”.
Tra le infrastrutture colpite “c’è anche la 106, la linea Sibari-Porto Salvo, inserita come opera strategica nella Vertenza Calabria che abbiamo aperto in accordo con la Regione”, dice Sposato: "Si tratta quindi anche di un atto ostile contro il lavoro del governo della Calabria, non avendo alcuna idea delle carenze infrastrutturali calabresi”
Difficile non notare quanto questi definanziamenti stridano con la ‘avanti tutta’ del governo sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. “Si rischia di avere un ponte sospeso sul niente – commenta il segretario-, significa definanziare tutti gli altri progetti come la 106 e l’alta velocità e, se si aggiunge che non c’è nulla sulla ferrovia ionica a binario unico non elettrificato, si constata che di fatto stanno isolando la Calabria. Anche la Sicilia ha gli stessi problemi”. Il sospetto è anche che stiano facendo un rastrellamento di risorse a favore del ponte, perché “devono pagare la società Stretto anche se cantieri non se ne vedono”.
Il governo sembra stia compiendo un progetto di desertificazione del Mezzogiorno e ancor più della Calabria, una regione dove “i giovani se ne vanno, dove non vengono sbloccate le assunzioni nella amministrazione pubblica e non se ne fanno nella sanità, lasciando la regione all’abbandono, a un inverno demografico che prosegue da anni e a una condanna per il prossimo trentennio”.
Per tutti questi motivi, conclude Sposato, "la Calabria ha più motivazioni per partecipare alla manifestazione della Cgil ‘La via maestra’ del 7 ottobre: ci vuole una levata di scudi da parte delle regioni del Mezzogiorno che paga il prezzo delle scelte scellerate del governo, andando incontro a una morte meno lenta di quello che si possa pensare".